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Cuore e Covid, come cambierà la cardiologia dopo la pandemia?

Di Redazione |

(Venezia 9 dicembre 2021) – Venezia, 9 dicembre 2021. Le varianti di Sars-Cov-2 impongono di non abbassare la guardia e di continuare a proteggere i pazienti, soprattutto quelli fragili, come i malati cardiovascolari. Delle relazioni fra Covid e cuore si discute in una tre giorni di formazione organizzata dalla Fondazione Internazionale Menarini

Tre webinars per confrontarsi sull’emergenza passata e su quella che i medici – dai cardiologi agli internisti, dai medici di medicina generale agli intensivisti – dovranno ancora gestire nei prossimi mesi. Organizzati dalla Fondazione Internazionale Menarini, saranno tre appuntamenti di formazione e approfondimento indispensabili per poter garantire ai pazienti, cardiologici e non, la migliore assistenza possibile. “Non siamo più nelle condizioni di inizio pandemia. Oggi ci sono dati a disposizione, studi ed esperienze che possono essere condivise per meglio riorganizzare l’assistenza cardiologica”, dice Fausto Rigo, direttore dell’unità operativa di Cardiologia presso l’Ospedale dell’Angelo di Mestre-Venezia e direttore scientifico del corso di formazione “Heart & Virus: which link?”. “I tre incontri virtuali vogliono fare proprio questo: mettere a confronto diverse voci ed esperienze perché solo con un approccio multidisciplinare riusciremo a convivere con questo virus”.

I tre webinars che si terranno il 13, 14 e 15 dicembre, sono aperti a cardiologi, geriatri, internisti, pneumologi, medici di medicina generale, intensivisti, radiologi, medici di emergenza, specialisti di malattie infettive, infermieri e tecnici, farmacisti. I temi affrontati saranno diversi, e tutti di stringente attualità. Come è cambiata l’assistenza cardiologica a causa del Covid sarà il tema della prima giornata: “L’emergenza si è abbattuta su i nostri reparti come uno tsunami e oggi sappiamo che il Covid ha prodotto un 20-25% di eccesso di mortalità: sono i pazienti che hanno contratto il virus sì, ma anche persone che non si sono recate per tempo al pronto soccorso per paura della pandemia e che non abbiamo potuto salvare da un infarto o da un ictus”, sottolinea Rigo. E oggi, con le nuove varianti e l’aumento dei contagi, è fondamentale trovare un consenso su come agire per non ripetere gli errori del passato.

Gli effetti del virus sul cuore e sui polmoni saranno al centro della seconda giornata di lavori. “Diversi studi hanno ormai dimostrato che il virus aumenta sia direttamente sia indirettamente il rischio di infiammazione del muscolo cardiaco, quello trombovascolare, o di tromboembolie polmonari. Nella fase post acuta, poi, abbiamo visto come lo sforzo dell’organismo di compensare il danno causato dal virus possa portare alla fibrillazione atriale, a situazioni ischemiche non classiche, a una disfunzione cardiaca simile all’infarto causata non però da un’occlusione ma dalla tossicità indotta dalla tempesta infiammatoria”, continua Rigo. Molte manifestazioni diverse che vanno riconosciute e che vanno ricondotte a una pratica comune. Soprattutto nell’ambito della gestione del Long Covid che è ancora un terreno poco esplorato, dove sono in corso diversi studi che vogliono chiarificare quali siano gli effetti sul lungo termine.

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