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Deejay morta, è scontro tra la Procura e la famiglia di Viviana

Di Redazione |

Patti (Messina), 22 ott. (dall’inviata Elvira Terranova)- Lo scontro tra la Procura e la famiglia di Viviana Parisi si consuma nell’aula C del piccolo Tribunale di Patti (Messina). Da un lato, i legali di Daniele Mondello, il marito della deejay di 41 anni trovata morta nell’agosto del 2020 con il figlio Gioele di 4 anni nei boschi di Caronia, dall’altro i pm Federica Urban e Alessandro Lia che ribadiscono davanti al gip Eugenio Aliquò la richiesta di archiviazione. Assente il Procuratore Angelo Vittorio Cavallo, che preferisce restare nel suo ufficio. Ma che dopo avere letto la richiesta di opposizione dei legali di Mondello non nasconde la sua amarezza. E all’Adnkronos dice: “Abbiamo letto con molta attenzione tutte le argomentazioni contenute nella prima opposizione alla Richiesta di archiviazione e nella successiva integrazione. A parte l’inesattezza e la non corrispondenza di molti dati riportati nelle due opposizioni della difesa, non esiste una ricostruzione alternativa che risponda a un minimo di logica e coerenza e ritengo le argomentazioni esposte dai loro difensori e consulenti semplicemente grottesche”. Parole come macigni in una guerra sotterranea che va avanti da un anno e mezzo. “Siamo ancora più convinti di quello che abbiamo già scritto nelle 500 pagine della richiesta di archiviazione e attendiamo adesso la decisione del gip”, aggiunge Cavallo. L’udienza preliminare dura poco meno di due ore. Adesso si attende la decisione del gip Aliquò che si è riservato. La decisione è attesa per la prossima settimana. Nel corso dell’udienza di oggi non sono mancate le scintille tra la Procura e i legali della famiglia.

La famiglia di Viviana Parisi chiede, ad esempio, che “vengano accertate” eventuali responsabilità “della Polizia” che il giorno della sparizione della donna con il figlio, il 3 agosto 2020, avrebbe “impedito” a Daniele Mondello, il marito della donna, “cercare la moglie”. Lo hanno ribadito, come apprende l’Adnkronos, i legali della famiglia, gli avvocati Pietro Venuti e Claudio Mondello, nel corso dell’udienza preliminare di questa mattina davanti al gip Eugenio Aliquò. “Si accerti se, per l’ipotesi di sparizione di un minore, le autorità possano impedire ai genitori del suddetto di operare, nella immediatezza, le dovute ricerche del caso”, scrivono i legali nella memoria integrativa depositata il 16 ottobre scorso. “In relazione ad ulteriori responsabilità emerse – dicono – in ambito istituzionale si rappresenta che Daniele, nell’immediatezza dei fatti, piuttosto che essere lasciato libero di cercare i propri cari, venga trattenuto in caserma fino alle 23.30 e in via successiva accompagnato nella propria casa di Venetico al fine di esperire indagini all’interno dell’abitazione di Mondello medesimo”. “In caso di incendio è o non è logico che prima si spenga il fuoco e poi se ne accertino le cause?”, dicono i legali. Daniele Mondello, “una volta rimesso in libera autodeterminazione, si recava in via immediata sui luoghi di Sant’Agata di Militello per cercare i propri cari, di concerto al proprio padre, fino alle 4 del mattino del 4 agosto 2020”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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