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Festival Nazionale dell’Economia Civile: cultura in piazza per la ripresa con Placido, Diodato, Caccamo, La Rappresentante di Lista e Coma_Cose

Di Redazione |

(Immediapress) – FIRENZE, 26 settembre 2021 – “Note, voci e pensieri alla ricerca di senso” è il titolo dello spettacolo musicale per l’Agenda 2030, tenutosi durante la terza edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile in corso a Firenze, in collaborazione con ASviS. Il Festival, infatti, crede molto nel rilancio della cultura come veicolo per la ripartenza del Paese dopo la pandemia.

Aperto da Leonardo Becchetti (Direttore del Festival Nazionale dell’Economia Civile e Cofondatore di NeXt Nuova Economia per Tutti), Giulio Lo Iacono (ASviS – Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile) e Marina Ponti (Direttrice UNSDG Action Campaign), lo spettacolo è stato introdotto dall’attore e regista Michele Placido.

«La riapertura totale dei posti di spettacolo può essere la vera ripresa, ma non lo sapremo mai se non tenteremo di percorrere questa via» ha dichiarato Placido, che ha poi aggiunto: «Torneremo a respirare cultura e capiremo veramente, anche dal punto di vista finanziario, come miglioreranno le cose. Siamo felici di questa promessa fatta del Governo sulle riaperture, speriamo venga mantenuta. Mi auguro – ha concluso – che ritornerà il bel tempo da un punto di vista culturale, perché la cultura fa bene anche all’economia del territorio».

Durante la serata si sono alternati sul palco i cantautori Giovanni Caccamo, Diodato, La Rappresentante di Lista e Coma_Cose, che hanno intrattenuto il pubblico di Piazza della Signoria.

Nel pomeriggio, invece, si è svolto un panel all’interno di Palazzo Vecchio, dal titolo “Cultura per ripartire. Dai territori e dalle comunità”, al quale hanno preso parte Matteo Spanò (Vicepresidente di Federcasse e Presidente di Muse), Michele Placido, Gaia Tortora (Vicedirettrice del TG7), Christian Greco (direttore del Museo egizio di Torino) e Annalisa Cicerchia (Economista della cultura e Professoressa Management delle imprese creative Università di Roma Tor Vergata).

Per Greco: «Le istituzioni devono fare una rivoluzione copernicana verso l’arte. Il covid è stato uno spartiacque che ci ha permesso di capire che bisogna fare un salto di qualità. Non dobbiamo solo mantenere la materialità dei nostri beni culturali, ma radicare la memoria all’interno della collettività. La ricetta? E’ la più antica e fondamentale, che troppo spesso ci siamo dimenticati: la ricerca. Non si preserva il patrimonio culturale se non si conosce, non si radica la memoria se non si sa comunicare e per farlo bisogna studiare e fare ricerca. Serve un grande patto tra pubblico e privato per mettere la ricerca al centro di tutto come colonna spinale del nostro Paese.

«Il futuro dell’arte – ha dichiarato invece Spanò – è sempre splendido. Per principio e non solo nel nostro Paese, poiché l’arte propone sempre qualcosa di innovativo. I giovani dovranno fare uno sforzo in più rispetto al passato, non pensando che l’arte si possa incontrare davanti ad uno schermo, ma capire e provare ad immergersi a livello di emozione completa, andando a cercare l’arte non solo nei luoghi sacri e nelle città d’arte, ma anche nei borghi e nelle periferie. Così nasce la nuova arte».

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