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Giustizia: Anm Milano, ‘riforma sembra punire toghe, non siamo azienda ma servizio’

Di Redazione |

Milano, 16 mag. Una riforma che trasforma la magistratura in azienda, che irrigidisce l’organizzazione e che non incide sui tempi dei processi. Sono queste, in sintesi, le obiezioni che i magistrati milanesi – circa 40 le toghe presenti all’assemblea pubblica – sollevano per sostenere le ragioni dello sciopero contro la riforma della giustizia.

“Scioperiamo perché vogliamo essere ascoltati, ce n’è ancora bisogno soprattutto su punti come la separazione di fatto delle carriere. È la preparazione della separazione delle carriere che non è prevista neanche in Costituzione. Non capiamo quale è la necessità di arrivare a un irrigidimento che sembra punitivo nei confronti dei magistrati” spiega Elisabetta Meyer presidente dell’Anm Milano. Non solo: “Noi siamo valutati ogni 4 anni e già abbiamo le statistiche” quindi “andare a verificare quale sia l’esito dei nostri procedimenti lo vediamo pericoloso, potrebbe essere un condizionamento”. Meyer si oppone alla “concezione aziendalistica”, già introdotta in altri settori come la scuola o la sanità, sottolineando come “il nostro fascicolo è una persona e non possiamo lavorare solo sui numeri, c’è un rischio qualitativo”, aggiunge.

Dello stesso avviso, il giudice Elisabetta Canevini componente della Giunta esecutiva centrale dell’Anm. “Sull’aggravamento della separazione delle carriere, la china è decisamente pericolosa dal nostro punto di vista”, mentre sul fronte delle ‘pagelle’ “Siamo già sottoposti al controlli di valutazione professionale ogni 4 anni, non ci sottraiamo al controllo ma vogliamo si valuti la nostra idoneità e non se rispettiamo le direttive dei superiori o le aspettative in termini di produttività: non siamo un’azienda ma un servizio”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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