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Il Disaster Recovery per garantire la continuità operativa alle imprese

Di Redazione |

(Napoli, 28 settembre 2021) – Napoli, 28 settembre 2021 – Essere sempre pronti a ridurre al minimo i tempi d’inattività aziendale e il rischio di perdere i dati. È la sfida quotidiana delle imprese moderne che, investendo nell’innovazione digitale, sono operative h24, soprattutto in contesti “mission e business critical”.

Ma come riuscirci? Ricorrendo al Disaster Recovery Plan (DRP), l’insieme di tutte le procedure per salvaguardare la continuità operativa di un’infrastruttura IT. Nello specifico, un’infrastruttura server. Processi alla base del Disaster Recovery (DR) che, come spiegano gli esperti del Cloud Service Provider FlameNetworks, è implementato qualora il Datacenter di produzione risulti non disponibile a tempo indeterminato.

“Un disastro ambientale (come terremoti, alluvioni e incendi), un errore umano, un sabotaggio possono creare alle aziende sprovviste di un DRP danni ingenti. Col rischio di non rialzarsi più – spiega Fabrizio Leo, CEO & Founder di FlameNetworks. Sì, perché stando alle ultime ricerche, il volume dei dati persi e le perdite economiche derivanti da eventi disastrosi purtroppo sono in crescita ogni anno. Il 93% delle aziende senza DRP che subisce un disastro – come risulta dallo studio Global State of Cybersecurity nelle piccole e medie imprese –, nel giro di un anno è tagliata fuori dal mercato. Ma quante hanno la consapevolezza del rischio a cui vanno incontro senza una strategia di Disaster Recovery? Dei costi concreti di un downtime? Ancora poche purtroppo”.

Quanto è importante avere un DRP?

Vien da sé, quindi, che dotarsi di un Piano diDisaster Recovery fa la differenza. È ciò che distingue l’azienda innovativa, capace di affrontare le sfide, specie quelle impreviste, dall’azienda poco lungimirante che, senza una strategia di ripristino e a lungo periodo, cerca invano di correre ai ripari in modo non organizzato.

“Negli ultimi 20 anni le applicazioni aziendali (gestionali, siti e-commerce, CRM, software di produzione e così via) sono diventate sempre più critiche e integrate nella filiera di produzione dell’impresa. I sistemi informativi aziendali sono ormai trasversali e abbracciano tutte le aree, dalle risorse umane fino al customer care.

Per prime le grandi aziende hanno snellito tutti i processi interni grazie alla loro capacità finanziaria e alla forte integrazione tra i vari software. Dopo essersi accorte di quanto fosse critica l’infrastruttura IT, hanno cercato soluzioni di continuità. Un piano B qualora qualcosa all’interno del flusso di dati fosse andato storto. Nascevano, quindi, le prime forme embrionali di DR. Infrastrutture speculari costituite dalla clonazione delle infrastrutture di produzione, senza particolare attenzione a RTO, RPO e ai requisiti geografici”, continua Fabrizio Leo.

Negli ultimi 5-8 anni, la necessità di un Datacenter di recupero si è estesa anche alle piccole e medie imprese che si sono trovate di fronte alla scelta obbligata di un investimento tanto saggio quanto oneroso.

Disaster Recovery proposto da FlameNetworks: ecco in cosa consiste

In cosa consiste il Disaster Recovery proposto da FlameNetworks? “Presto detto. Il DR prevede la replica dell’infrastruttura di produzione dal Datacenter primario (o di produzione) a quello “secondario”. L’infrastruttura di Disaster Recovery si trova in una regione diversa, in due Datacenter differenti e indipendenti. È, questo, il Disaster Recovery Geografico, uno dei tratti distintivi del servizio proposto da FlameNetworks”, chiosa Leo.

Aggiungendo che, in FlameNetworks si è semplificato il modello tecnologico per raggiungere economie di scala tali da consentire, sotto il profilo finanziario, anche alle aziende più piccole di dotarsi di un Disaster Recovery Plan. “Inoltre, abbiamo sposato le linee guida (Horizon 2020, AgID) che oggi definiscono il DR per la Pubblica Amministrazione, delineandone gli intenti, gli scenari e la giusta erogazione del servizio”.

Il più delle volte, come abbiamo visto, le imprese non hanno piena consapevolezza del rischio a cui vanno a imbattersi senza un DRP. E, quando ormai il danno è fatto, ricorrono ai rimedi. Situazioni che Pasquale Ambrosio, Sales Account & Partners Channel di FlameNetworks, gestisce spesso. “Valutare se implementare o meno una soluzione di Disaster Recovery, purtroppo, avviene di solito quando si sono già verificati periodi – più o meno lunghi – di blocco dell’infrastruttura IT, e quindi della produzione aziendale, spesso irreversibili”.

Come si procede? FlameNetworks parte da tre step importanti: normalizzare la situazione; cercare di recuperare i dati persi; mettere di nuovo in piedi l’infrastruttura. “Bisogna fare una precisazione sui dati e sulla loro importanza: oggi sono l’asset principale delle aziende. Infatti, contengono informazioni fondamentali per erogare il servizio, garantire l’assistenza e il corretto funzionamento delle dinamiche commerciali e, in generale, di produzione. Non sempre, però, è possibile recuperarli. La faccenda varia da caso a caso. Ad esempio, se un Datacenter viene completamente distrutto da un incendio, non c’è possibilità di recupero delle informazioni e, quindi, i dati sono persi definitivamente”.

Terminata la fase di analisi preliminare, gli esperti di FlameNetworks mettono poi in piedi l’infrastruttura di produzione e quella di DR. “In fase pre-sales, a seconda delle esigenze del cliente, concordiamo i parametri di RTO (Recovery Time Objective, ossia il tempo necessario per rendere di nuovo operativa l’infrastruttura e i sistemi su Datacenter secondario) e l’RPO (Recovery Point Objective, definisce la quantità dei dati che l’azienda è disposta a perdere dall’evento disastroso e che non ne pregiudichi la sopravvivenza). E poi – conclude Ambrosio – collaudiamo tutte le procedure contenute nel DRP. L’obiettivo è spostare in un’altra città o regione tutta l’infrastruttura per far sì che l’azienda ritorni operativa in tempi relativamente brevi e, comunque, concordati con noi.

Un approccio preventivo e non reattivo, ovvero un assessment preliminare, è la chiave per ridurre drasticamente i rischi di compromettere l’esistenza di un’impresa sul mercato”.

In conclusione, l’imprenditore che attiva il DR adotta misure utili e strategiche per la sua azienda. Infatti la sua solidità, in termini di funzionamento operativo e di produttività, cresce notevolmente. Inoltre raggiunge due obiettivi: evitare perdite prolungate di fatturato, derivanti dal blocco dell’infrastruttura IT, e tutelarsi dalla perdita irreversibile di dati garantendo, quindi, la sopravvivenza dell’impresa stessa.

FlameNetworks S.r.l.

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