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Il green pass mette in difficoltà le sale gioco (dopo un anno di crisi)

Di Redazione |

Roma, 13/09/2021 – Il concetto di ripartenza si lega oggi a doppio filo alla certificazione verde: il green pass, tuttavia, per alcuni settori si sta rivelando un peso che costringe a muovere con fatica i primi passi dopo una crisi che dura già da un anno. È questo il caso delle sale gioco e delle salescommesse, che hanno dovuto assistere a una riduzione considerevole della propria utenza.

Green pass e sale gioco: un legame difficile

La ripartenza sembrava interessare tutti i settori: giugno e luglio si erano presentati come mesi positivi anche per il settore scommesse, con interessanti percentuali di cresciuta. Eppure, l’introduzione del green pass dai primi di agosto sembra essere una delle principali cause di una notevole contrazione nelle raccolte (con un crollo fino al -45% rispetto al 2019).

Guardando all’andamento degli introiti delle sale gioco, le ultime analisi evidenziano come punto di rottura proprio il 6 agosto, data di introduzione ufficiale del green pass. Tutto, dunque, lascia intendere che sia questa certificazione ad aver causato un crollo nel numero di avventori ai centri scommesse. Questo elemento preoccupa molto gli addetti al settore, soprattutto tenendo presente l’intenzione del governo di estendere l’applicazione del pass, piuttosto che di ammorbidirla.

Gli impiegati di sale bingo e centri scommesse lamentano, inoltre, la fretta con cui si è imposto il green pass ad alcuni settori (tra cui, appunto, quello delle sale gioco, che solitamente sono tutto meno che affollate e dove il rischio di assembramento è minimo), lasciando ad altri maggiore libertà (si pensi a supermarket e mezzi pubblici).

La procedura di controllo della certificazione verde resta ovviamente fondamentale per garantire sicurezza nei vari luoghi di lavoro. Tuttavia, gli effetti e le ricadute che la certificazione ha innescato in alcuni settori dell’economia lasciano intendere che ogni realtà lavorativa avrebbe avuto bisogno di soluzioni più adatte al reale contesto e di trovare nelle disposizioni governative un sostegno reale, piuttosto che una causa di rallentamento.

Il controllo della certificazione verde

Ferma restando dunque l’importanza del green pass come strumento di prevenzione e sicurezza nel contesto della pandemia da covid-19, è un dato di fatto che il mancato controllo della certificazione verde implicherebbe anche una multa consistente all’esercente e al cliente.

Sale da gioco, sale slot e sale bingo hanno l’obbligo di far controllare dai dipendenti all’ingresso il pass dei clienti, che quindi devono esibire a scansione il QR code fornito dal Ministero della Salute (in versione digitale, tramite smartphone, o cartacea).

Sono previste delle sanzioni per l’esercente che non faccia controllare il green pass o il cliente che non voglia o possa esibirlo: in caso di violazione è imposto il pagamento di una multa dai 400 ai 1.000 euro. Se il gestore della sala gioco, inoltre, compie ripetute violazioni (fino a tre volte in tre giorni diversi), l’attività potrà andare incontro a un massimo di dieci giorni di chiusura.

Invece, prima di agosto, quando il Green Pass doveva ancora entrare in vigore, era già chiaro che il numero di clienti (abituali o occasionali) delle sale scommesse si sarebbe sensibilmente ridotto. Era infatti già stato calcolato – guardando l’andamento della campagna vaccinale, cioè uno dei primi elementi cui si lega l’erogazione del green pass – che il settore sarebbe andato incontro a una contrazione del 20% dell’utenza fisica (è il caso delle sale bingo), fino a un massimo del 33% (per quel che riguarda le sale scommesse); un valore di contrazione intermedio del 29% era stato stimato per le sale slot machine.

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