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Johnson sempre più solo a Downing Street, governo perde altri pezzi

Di Redazione |

Londra, 7 lug. Proseguono le dimissioni di massa dal governo di Boris Johnson, sempre più solo a Downing Street. Lascia anche la segretaria dello Scacchiere al Tesoro, Helen Whately (responsabile per la crescita e la produttività). Nella sua lettera di dimissioni a Johnson, Whately ricorda di aver sostenuto il premier negli ultimi mesi, chiedendogli di rimanere in carica ma “non si può chiedere scusa e rimanere in eterno”.

L’annuncio segue di pochi minuti quello del ministro per l’Irlanda del Nord, Brandon Lewis.

Sono più di 40 rappresentanti di gabinetto, fra cui ministri importanti, che da martedì hanno rassegnato le loro dimissioni dal governo di Boris Johnson.

Bojo però, almeno per ora, non ha intenzione di mollare: ai ministri ha infatti detto che non si dimetterà, sostenendo che la sua uscita dal governo causerebbe “caos” e vedrebbe “i conservatori quasi certamente sconfitti” alle prossime elezioni. “Questi ultimi due giorni hanno tolto a Boris Johnson gran parte della sua autorevolezza, ma non ancora il suo lavoro” riassume la Bbc.

Le dimissioni a raffica sono arrivate dopo l’ennesimo scandalo che ha investito Johnson, vale a dire il caso del vice ‘chief whip’ Christopher Pincher, con la storia di festini ad alto tasso alcolico e molestie sessuali nei confronti di giovani uomini alle spalle che il Premier avrebbe ignorato, facendo finta, ancora una volta dopo il partygate, di non saperne nulla.

Dopo Sajid Javid (Salute), Rishi Sunak (il Cancelliere dello Scacchiere), ieri si è dimesso anche il Segretario per il Galles, Simon Hart. L’Attorney Heneral Suella Braverman non lo ha fatto, ma ha invitato il Premier a dimettersi, annunciando anche la sua candidatura a leader dei tories, e quindi a Premier. Il ministro Michael Gove è stato invece licenziato da Johnson, dopo che ne aveva chiesto le dimissioni in un incontro a due. Anche la ministra degli Interni Priti Patel, il ministro dell’Impresa, Kwasi Kwarteng, e dei trasporti Grant Shapps, sono fra coloro che chiedono a Johnson di lasciare Downing Street.

Lo scontro in atto mette in crisi un sistema basato sulla fiducia, come ha riassunto l’ex ministro per l’Irlanda del Nord, Julian Smith. Fra gli scenari possibili, oltre alla convocazione di elezioni anticipate ventilate dal Premier alle strette, la possibilità di cambiare le regole per la sfiducia (introdurre la possibilità di chiederne una nuova prima di un anno) e riproporre questo passaggio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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