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Mafia: figlio Libero Grassi, ‘non vogliamo una lapide, la guerra ai boss non è ancora finita’ (2)

Di Redazione |

E poi Davide Grassi parla della “eredità morale” che gli ha lasciato il padre Libero. “Lui era molto migliore di me – dice mentre in via Alfieri arrivano le autorità- visse in in un’epoca in cui fare i bravi cittadini aveva una refluenza anche sulla propria vita, erano tempi in cui la vita dava più soddisfazioni”. Le indagini dicono che sono ancora tanti gli imprenditori a pagare il pizzo a Palermo. Perché “Gli imprenditori continuano ancora a pagare perché c’è ancora la paura – dice Davide Grassi – non tanto dei mafiosi, ma di essere emarginati dal contesto sociale in cui vivono. E poi c’è il falso mito della convenienza, che è falsissimo”. “Se può essere considerata una convenienza nell’immediato, poi si trasforma in una tragedia dopo poche settimane, il dovere accettare rapporti con la criminalità”. E sull’abbandono degli industriali di allora: “Confindustria non solo lo abbandonò, ma passò proprio dall’altra parte”.

“Mio padre – dice -era veramente coraggioso, è vero, ma anche per avere a che fare con un mafioso ci vuole coraggio… Io non lo avrei”. Oggi, dopo 30 anni, Libero Grassi sarebbe vivo, in un contesto sociale diverso? “E’ difficile da dire – replica Davide Grassi – se fosse vivo forse non ci sarebbe Addiopizzo…”, l’associazione di consumo critico nata per battersi contro le estorsioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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