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Minori: sottrae figlia a padre e la porta in Israele, per Cassazione la madre non commette reato

Di Redazione |

Milano, 9 ott. Una mamma porta a Tel Aviv la figlia, all’insaputa del padre, ma per i giudici della prima Corte di Cassazione la questione va affronta non come sottrazione internazionale di minore, ma semplice controversia sull’affidamento. Lo ha stabilito con una sentenza la Suprema Corte, che ha accolto il ricorso della madre, cittadina israeliana e francese, e ha chiesto alla corte d’Appello di Roma con un collegio diverso di pronunciarsi. Una storia che ricorda la contesa in atto sul piccolo Eitan, l’unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.

La prima disputa davanti al tribunale di Roma – è il papà italiano a rivolgersi alla giustizia – dura circa un anno e porta nel marzo 2017 al “il divieto di espatrio della minore” e all’affidamento della piccola, nata nel 2013 a Gerusalemme, a entrambi i genitori. Al termine di quel processo i giudici ordinano il rientro in Italia e stabilisce tempi e modalità degli incontri padre-figlia. La sentenza viene sostanzialmente confermata dalla corte d’Appello capitolina che nel luglio 2019 riconosce la “residenza abituale della minore in Italia, precisamente a Roma” prima che la donna si trasferisse in Israele “sottraendosi al giudice italiano e portando via la figlia al padre”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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