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Ricerca: bevuto troppo? Lo rivelano le orecchie, test made in Giappone

Di Redazione |

Roma, 30 ago. (Adnkronos Salute) – Troppi drink e il tasso alcolemico sale. Ma al posto della prova del respiro, con il cosiddetto ‘test del palloncino’, o di un esame del sangue, a rivelare se si è ‘alzato troppo il gomito’ potrebbero essere le orecchie. Un team di ricercatori giapponesi hanno messo a punto un test partendo dallo studio dei composti organici volatili (Cov), considerati le principali fonti di inquinamento atmosferico (esterno e interno) che hanno la caratteristica comune di evaporare rapidamente a temperatura ambiente e si diffondono ben oltre il loro luogo di emissione. I Cov stanno diventando sempre più importanti in campo medico, in quanto la loro analisi può consentire di osservare in tempo reale una serie di meccanismi metabolici e patologici. Ad esempio, l’esame dei Cov nell’aria espirata può fornire indicazioni sullo sviluppo di alcune malattie polmonari. Ma questi composti possono essere rilasciati anche dalla pelle, dunque in via transcutanea, molto irrigata dai vasi sanguigni. I ricercatori della Tokyo University of Medicine and Dentistry si sono dunque chiesti – si legge in un articolo pubblicato su ‘Scientific Reports’, rivista scientifica online peer-reviewed del gruppo Nature – se questo processo non potesse essere sfruttato per valutare il livello di etanolo nel sangue, in altre parole il livello di alcol. Per fare ciò, era necessario determinare un’area della pelle che potesse interferire meno possibile con le misurazioni. Il bersaglio scelto sono state le orecchie. E hanno così sviluppato un sistema, una sorta di auricolare, dotato di un collettore di gas e di un sistema di analisi (bio-sniffer). Sono stati effettuati test su volontari invitati a consumare piccole quantità di alcol a frequenza regolare per poco più di due ore. L’obiettivo era verificare la capacità del dispositivo di misurare non solo il tasso alcolemico totale, ma anche la sua evoluzione. I risultati hanno mostrato “un’altissima sensibilità e un’elevata selettività” di questo processo, la cui affidabilità è paragonabile a quella del test del respiro, informano i ricercatori. Gli autori fanno notare che l’attività delle ghiandole ceruminose (quelle che producono il cerume) interferisce molto poco, e che quindi “tutti questi dati sottolineano l’importanza di questo approccio non invasivo”.

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