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Scuola: genitori Articolo 26, ‘green pass per entrare? Siamo sconcertati, colpo a famiglie’

Di Redazione |

Roma, 10 set. Genitori sbalorditi. L’obbligo che avranno di esibire il Green pass per entrare a scuola con il rischio di “code all’ingresso” paventato ieri dai Presidi, “è una imposizione pericolosa che arriva a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico, in alcuni casi a lezioni già cominciate. Incrementerà la disorganizzazione ed il carico di lavoro oltre che del personale scolastico anche delle famiglie. In particolare quelle numerose, con figli piccoli. Ma anche quelle con figli disabili; quelle che afferiscono a scuole non di prossimità dunque distanti, con situazioni lavorative già precarie dopo due anni di pandemia e che devono faticosamente mettere in piedi una rete di aiuti familiari”. Ad intervenire con l’Adnkronos è Chiara Iannarelli, vicepresidente dei genitori di Articolo 26, associazione che fa parte del Fonacs, il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola.

Iannarelli, alla cui associazione aderiscono diverse migliaia di famiglie nel territorio nazionale, esclama: “Siamo sconcertati. Questo obbligo metterà tra ‘altro in crisi anche la rete di aiuti familiari che i genitori devono faticosamente mettere in piedi ogni anno con parenti o aiuti esterni per l’organizzazione dell’accompagnamento o della ripresa dei figli. Nelle grandi metropoli sarà un vero colpo alle famiglie”. “Con questa nuova direttiva – spiega – se assumo una baby sitter dovrò chiederle non tanto se ha il green pass, quanto se si è vaccinata, altrimenti dovrei pagarle ogni due giorni il tampone! Vi immaginate cosa ciò significa? Per non parlare del carico di tensioni tra famiglie e scuola che cerchiamo di contrastare e che aumenteranno esponenzialmente. E’ un provvedimento pensato per scaricare sui genitori le mancanze organizzative di cui è responsabile chi ci amministra e di cui prendono coscienza sempre troppo tardi”.

Infine la vice presidente di Articolo 26 denuncia la questione accorpamento: “a fronte dell’abolizione del distanziamento obbligatorio ci ritroveremo di fronte a classi accorpate, con un numero di alunni elevatissimo: classi pollaio”. I fondi a disposizione per la creazione di sottogruppi che in questi giorni saranno distribuiti alle scuole “sono insufficienti. Prendiamo atto che in due anni non si è implementata la ricerca di spazi suppletivi, ad esempio attraverso la promozione e il finanziamento dei patti di comunità per consentire in autonomia di trovare soluzioni efficaci. Questo dimostra – conclude – che la nostra scuola per eccesso di statalismo va in tilt a spese dei nostri ragazzi, soprattutto i più fragili.Un vero crimine”.

(di Roberta Lanzara)COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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