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Sport: Covid e stadi, un italiano su due vorrebbe maggiori restrizioni

Di Redazione |

Roma, 18 gen. – Una settimana di turbolenze per il mondo dello Sport. La stretta sulla capienza degli stadi, gli scontri tra Lega Serie A e le Asl locali ed il ‘caso Djokovic’ hanno animato il dibattito pubblico ed evidenziato la delicata convivenza tra i grandi eventi sportivi e l’aumento dei contagi. Secondo il sondaggio di Radar-Swg la decisione di ridurre ulteriormente la capienza degli stadi a 5000 spettatori, evitando di chiuderli, è stata accolta con una certa freddezza. Per quasi 1 italiano su 2 si tratta di una misura insufficiente: più opportuno giocare a ‘porte chiuse’ o, in extrema ratio, sospendere il campionato.

Disaccordo anche sul nuovo protocollo d’intesa che chiarisce l’autonomia decisionale della Lega Serie A rispetto alle Asl locali circa l’eventuale sospensione delle partite ad elevato rischio di contagio. Una soluzione non auspicata: appena il 13% crede che queste decisioni debbano spettare al Calcio, mentre il 31% avrebbe attribuito maggior potere decisionale proprio alle autorità sanitarie.

Il “caso Djokovic” ha assunto i contorni di un intrigo diplomatico internazionale, andando ben oltre il tennis e infiammando l’opinione pubblica. In questo caso gli italiani spalleggiano la decisione delle Autorità australiane di escludere il n.1 al mondo dal torneo (67%), espellendolo dal Paese. Pochi i sostenitori di Nole e di fatto circoscritti al mondo degli appassionati di tennis (26%, +11 sulla media). Nel complesso, l’oggettiva differenza di trattamento tra sport professionistici e sport dilettantistici in tema di restrizioni anti-contagio fa storcere il naso a 3 italiani su 4. Tifosi e praticanti dello sport di base sono più inclini a comprendere le ragioni, organizzative ed economiche, di questo ‘privilegio’.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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