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Ogni anno più di 1milione di morti per malattie epatiche e 700mila per l’infezione da Hiv/Aids. I clinici: “Potenziare diagnosi precoce e screening”.

Di Redazione |

Napoli, 10 marzo 2022 – L’appello degli esperti è forte e chiaro: “E’ necessario implementare strategie di diagnosi precoce e screening delle infezioni da virus dell’epatite B, epatite C e Hiv, che presentano vantaggi enormi sia per il singolo, con riduzione della morbilità e mortalità per cirrosi epatica e Aids, che per la comunità con la riduzione della probabilità di trasmissione di tali gravi infezioni. Disponiamo di test affidabili, semplici e poco costosi di infezione, sia per la diagnosi delle epatiti croniche che per Hiv/Aids”.

Secondo le più recenti stime della WHO, le patologie infettive epatiche croniche (epatite B ed epatite C) sono ancora oggi responsabili di più di 1.000.000 morti all’anno e l’infezione da HIV/AIDS è causa di circa 700.000 decessi all’anno. Tutte queste infezioni croniche, sebbene diverse per sintomatologia e organo bersaglio, presentano diversi punti in comune: possibilità di essere trattate con farmaci che ne riducono o azzerano sia l’evoluzione in forma grave (cirrosi epatica per epatiti C ed epatite B ed Aids per infezione da HIV) che la contagiosità. Per l’epatite C ci sono farmaci che assicurano l’eradicazione completa dell’infezione in una percentuale superiore al 95% dei pazienti trattati con un eccellente profilo di sicurezza e tollerabilità. Per l’epatite B e l’infezione da Hiv si dispone di farmaci che assicurano il controllo virologico nella quasi totalità dei casi con eccellente tollerabilità.

“Tuttavia, tali farmaci vanno assunti continuamente, non essendo possibile eradicare tali infezioni, al contrario di quanto avviene per l’epatite C – ha puntualizzato Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Università di Napoli Federico II -. In particolare, nel paziente con infezione da Hiv/Aids, assumere farmaci che azzerano la carica virale rende il paziente non contagioso e quindi aumenta la qualità della vita potendo tali pazienti avere una vita sessuale piena. Ma esiste difficoltà a intercettare pazienti in fase precoce a causa di un lungo periodo in cui il soggetto non presenta alcun sintomo! Durante tutto questo periodo la malattia progredisce nel singolo paziente verso le fasi gravi, a volte in maniera irreversibile e mortale e, inoltre, lo stesso soggetto può infettare altre persone perché inconsapevole della sua patologia! Ecco perché è necessario implementare strategie di diagnosi precoce e screening delle infezioni da virus dell’epatite B, epatite C e HIV”.

Come spiega l’esperto, “in alcuni setting, in cui il prelievo di sangue può risultare complesso, vi è la possibilità di utilizzare test salivari che presentano alta attendibilità rispetto al test di riferimento e forniscono la risposta in pochi minuti. Per quanto riguarda l’epatite C, il decreto milleproroghe ha anche reso gratuito lo screening in alcune fasce di età o indipendentemente dall’età in presenza di specifici fattori di rischio. La regione Campania, con un tavolo tecnico ad hoc, sta declinando le strategie più efficaci di utilizzo dello screening dell’epatite C, per avvicinarci, grazie a corretti percorsi di linkage-to-care, all’obiettivo del controllo e, idealmente, dell’eliminazione dell’epatite C”.

“L’infezione da Hiv/Aids e le malattie epatiche croniche, soprattutto le patologie epatiche croniche virus correlate – ha spiegato Rodolfo Punzi, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive ed Emergenze infettivologiche dei Colli Presidio Ospedaliero Cotugno Napoli – rappresentano molto bene due entità nosografiche in cui la cronicizzazione della malattia, legata alla persistenza dell’agente infettivo nel paziente, abbia determinato i quadri clinici spesso devastanti e con letalità elevata che tutti noi abbiamo imparato a conoscere soprattutto nei primi anni della nostra professione. Attualmente le patologie epatiche ed immunosoppressive rappresentano molto bene quanto l’innovazione del bagaglio terapeutico, nuovi farmaci antivirali, abbia cambiato l’impatto socio-assistenziale delle stesse patologie. L’innovazione è stata determinata dalla continua ricerca scientifica, dagli aggiornamenti di percorsi assistenziali e terapeutici, dalla messa a punto di nuove tecnologie”.

Ufficio stampa Motore Sanità

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