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Ucraina, Csel: in Italia già 54mila profughi, in campo per accoglienza anche Comuni
Roma, 21 mar. (Adnkronos/Labitalia) – Sono 53.669 i profughi entrati in Italia dall’inizio del conflitto russo-ucraino, stando ai dati diffusi dal Viminale, al 18 marzo 2022: 27.429 donne, 4.582 uomini e 21.658 minori. Soltanto due giorni prima, il bollettino diramato dal ministero dell’Interno parlava di 38.539 persone entrate nel Paese per fuggire al conflitto bellico: 19.566 donne, 3.373 uomini e 15.600 minori. Numeri, dunque, che aumentano a un ritmo serratissimo e che richiedono uno sforzo economico e organizzativo immane, sia a livello centrale che nei 7.900 Comuni italiani. A evidenziarlo un dossier elaborato dal Centro Studi Enti locali (Csel) per l’Adnkronos.
Per capire quanto il flusso di rifugiati che stanno arrivando dall’Ucraina sia imponente, osserva Csel, basta confrontarlo col numero delle persone accolte nel Sistema di accoglienza nel 2020. Stando all’ultimo Rapporto Siproimi-Sai, complessivamente il sistema ha accolto 37.372 persone, contro le quasi 54mila arrivate dall’Ucraina in meno di 4 settimane.
Quali azioni sono state intraprese per rispondere a questo enorme flusso di persone bisognose di accoglienza? Le porte dei Comuni si sono aperte rapidamente un po’ in tutto il Paese prima ancora che esistessero misure e finanziamenti specifici da parte del governo centrale, focalizzati proprio sul tema accoglienza. Regioni, Comuni e Province si sono mossi in ordine sparso mettendo a disposizione anche alberghi, abitazioni private o ex seminari per dare riparo a chi si è sottratto all’orrore della guerra. Napoli, ad esempio, ha puntato sulla riconversione dell’albergo Covid dell’Ospedale del Mare, offrendo così ospitalità a 168 persone nella fase precedente agli screening sanitari che possano escludere e per verificare la situazione sanitaria generale dei rifugiati e, in seguito, indirizzarli verso le varie strutture comunali dislocate sul territorio partenopeo.
Una delle prime risposte concrete adottate dal governo italiano, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, per far fronte all’emergenza profughi, è stato l’ampliamento della rete Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) fino a 3.530 posti, da destinare in primis all’accoglienza di nuclei familiari, anche monoparentali. L’Avviso per accedere a questi finanziamenti è stato pubblicato dal Viminale il 16 marzo ed è attuativo del cosiddetto ‘decreto Ucraina’.
Il decreto ha stabilito, tra l’altro, un primo rafforzamento della rete nazionale di accoglienza, con l’implementazione di circa 5mila nuovi posti per i Cas e di 3mila disponibilità aggiuntive della rete Sai; l’estensione anche ai profughi ucraini della riserva di posti della rete Sai incrementata a seguito della crisi afghana e destinata, in base a precedenti provvedimenti legislativi, esclusivamente ai profughi provenienti da quell’area; l’accesso da parte dei profughi ucraini alle strutture Cas/Sai anche in assenza della qualità di richiedente protezione internazionale o di altri titoli di accesso previsti dalla normativa vigente.
Queste misure sono state finanziate con poco meno di 92 milioni per il 2022 e quasi 45 per ciascuno dei 2 anni successivi. Inoltre, il dl ha dato la facoltà di attivare nuovi posti Cas anche in deroga allo schema di capitolato d’appalto approvato con dm del 29 gennaio 2021, informandone il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. Con un successivo decreto pubblicato il 17 marzo, il ministero dell’Interno ha finanziato altri 470 posti nell’ambito della rete Sai stanziando oltre 7 milioni per il biennio 2022-2022.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA