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Università: salasso per gli studenti, rette fino a 16mila euro
Nuova beffa per le telematiche dopo l’esclusione dal PA 110 e lode. L’Unicusano denuncia: l’aumento ingiustificato del numero di docenti farà lievitare i costi
Roma 24/02/2022. Rette universitarie salatissime, costi per singolo studente ingestibili e un sistema di tutoraggio farraginoso. Sono queste le principali criticità emerse all’indomani dall’approvazione del decreto direttoriale 2711/2021 del Ministero dell’Università che, stabilendo un aumento del personale docente, danneggia di fatto il sistema degli atenei telematici. Un’altra beffa a pochi giorni di distanza dalla loro esclusione ai fondi stanziati con il protocollo d’intesa “PA 100 e lode” firmato dai ministeri della Pubblica Amministrazione e dell’Università a vantaggio delle sole università iscritte alla CRUI.
Secondo le prime stime dell’Università Cusano, la necessaria assunzione di altri professori per singolo corso di laurea porterebbe le rette universitarie dagli attuali 3.000 euro circa agli oltre 16.000 con punte fino a 20.000 euro. Un esborso enorme richiesto agli studenti, molti dei quali iscritti a una telematica in cerca di una laurea perché già lavoratore – e quindi con tempi difficili da gestire in presenza – o di un master per crearsi solide basi e un’ottima preparazione specialistica. Questi importi sarebbero problematici da sostenere, il che si tradurrebbe inevitabilmente nell’impossibilità per loro di accedere al mondo accademico.
Allo stesso tempo l’aumento dei docenti porterebbe il costo studente fra gli 8.500 e gli 11.000 euro con pesanti ricadute: alle telematiche non è garantito la stessa modalità di accesso ai fondi statali delle università tradizionali. E questo nonostante siano riconosciute a tutti gli effetti dal ministero dell’Università e della Ricerca. A loro viene riconosciuto un contributo di un centinaio di migliaia di euro contro i circa 10 miliardi di euro che lo Stato, invece, elargisce agli atenei in presenza, statali e privati, facenti parte della CRUI.
Secondo poi i dati in possesso dell’Unicusano, i costi medi espressi dal Mur a pagina 15 del Direttoriale in verità non combaciano con i veri costi sostenuti per i professori ordinari e associati: il costo medio per un professore ordinario non è di 115.000 euro ma circa 158.000 e per un professore associato non è 80.000 ma circa 109.000.
“Il sistema universitario offre molte opportunità – sostiene il Presidente del Consiglio d’Amministrazione dell’Università Niccolò Cusano Stefano Bandecchi – è la base della cultura e della mentalità nazionale, la conoscenza viene analizzata in maniera approfondita e senza università non esisterebbe il mondo della ricerca. L’umanità deve molto a chi per primo ha creato il sistema universitario”. “Purtroppo – prosegue il Presidente – nell’ultimo decreto direttoriale relativo anche all’incardinamento dei professori universitari nei vari corsi di laurea, per la prima volta ci si dimentica di differenziare la didattica cosiddetta telematica da quella in presenza”. Così, rispetto al passato dove ogni professore poteva avere un numero illimitato di studenti grazie alla semplicità, chiarezza e riproducibilità delle sue lezioni offerte dalla didattica a distanza, oggi per ogni corso viene imposto un numero minimo di professori, ricercatori e tutor per universitario che andrebbe ad aggravare i bilanci di ogni ateneo telematico.
“È chiaro che – prosegue Stefano Bandecchi – se avessimo realmente atenei frequentati dagli studenti in forma obbligatoria, dovremmo rivedere necessariamente tutte le strutture del sistema universitario perché, a oggi, nessuna università italiana può ospitare al proprio interno, in contemporanea, tutti i propri iscritti; ma è altrettanto noto a tutti che, del milione e 750 mila studenti italiani, soltanto il 35%-40% frequenta con regolarità”.
È comprensibile come un corso di laurea online non abbia necessità dello stesso numero di professori di quelli in presenza: per il presidente del cda Unicusano “obbligare quindi gli atenei telematici ad assumere un numero indiscriminato di professori, che dovrebbero dividersi gli studenti come se avessero bisogno di insegnare in un’aula di 150 mq, risulta essere semplicemente ridicolo, fazioso o inspiegabilmente assurdo”.
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