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A Santa Margherita Belice scatta lo “sciopero della messa”: contesa sulla statua del Crocifisso

Dopo anni di consolidato rapporto con la parrocchia, qualcosa si è rotto per la gestione della festa

Di Giuseppe Recca |

Crocifisso ligneo davanti al quale il 9 maggio del 1993, ad Agrigento, Giovanni Paolo II lanciò il duro anatema contro la mafia, al centro di uno scontro tra un parroco e un comitato di cittadini. A Santa Margherita Belice da giorni ci sono aspre polemiche per la scelta di don Tonino Cilia, parroco della chiesa del Santissimo Rosario, di estromettere dall’organizzazione della più importante festa religiosa del paese, dello storico comitato di festeggiamenti per il Santissimo Crocifisso, patrono del paese.

La festa in questi giorni viene gestita dal consiglio pastorale e dal parroco. Non più dal comitato di fedeli. Dopo anni di consolidato rapporto con la parrocchia, qualcosa si è rotto. I 65 componenti del comitato dopo avere appreso la decisione del parroco, hanno protestato con incontri e richieste di chiarimenti, ritengono di essere gli assoluti «custodi della festa» e delle sue caratteristiche, religiose e popolari. Già qualche tempo fa erano emersi rapporti critici con il parroco, e il comitato si era pure recato ad Agrigento per incontrare l’arcivescovo, ma a quanto pare senza avere chiarimenti.

Un ulteriore comitato spontaneo di fedeli è stato costituito contro una scelta non condivisa. La frattura partirebbe da lontano e avrebbe origine, ma nessuno conferma, da questioni economiche, ovvero dalla gestione di donazioni e contributi. I fedeli sono contro il parroco e da mesi preferiscono addirittura andare a seguire le messe nella vicina Montevago. La processione del simulacro del Santissimo Crocifisso è in programma il 3 maggio. La statua risale alla seconda metà del XIV secolo. Venne danneggiata dal sisma del gennaio 1968, restaurata prima nel 1969 poi nel 1977 e proprio nei mesi scorsi sottoposta ad un nuovo restauro. Il comitato non riesce a comprendere il perché dell’estromissione, e ha stampato un volantino in cui denuncia pubblicamente i fatti, additando l’opera dell’arciprete, sin dal suo arrivo, come improntata a dividere e a creare fratture che lacerano il tessuto sociale. Una contrapposizione emersa anche quando il simulacro, fresco di restauro, è stato riportato all’interno della chiesa Madre del Santissimo Rosario, in una cerimonia alla quale era presente, tra gli altri, lo stesso arcivescovo Alessandro Damiano. Per scelta i componenti del comitato sono rimasti fuori dalla chiesa, mentre all’interno si celebrava la funzione religiosa. Damiano, alla fine della celebrazione eucaristica, ha parlato con alcuni dei componenti del comitato, e lo stesso in questi giorni ha fatto il sindaco Gaspare Viola. Ma senza arrivare a un chiarimento.

Una vicenda che rimane ancora aperta, e non si sa chi, il 3 di maggio, porterà in processione il simulacro visto che il consiglio pastorale non avrebbe un numero di persone sufficiente per farlo. Nessuno riesce a mettere le due parti attorno a un tavolo per sanare questa rottura che sembra irreversibile. Il vescovo ha lanciato un messaggio preciso: «Insieme al Crocifisso e a tanti beni artistici che la Chiesa possiede – ha detto – c’è il bisogno di restaurare il tempio di Dio, che siamo noi stessi. Il Crocifisso rappresenta il fluire della storia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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