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Ad Agrigento parte la “cura Schifani”: «Niente più dilettanti allo sbaraglio»

E nei prossimi giorni nel Cda della Fondazione dovrebbero cambiare alcuni membri: via quelli nominati per "amichettismo"

Di Mario Barresi |

Fotocronaca dell’ultima gaffe: nelle strade della Capitale italiana della Cultura 2025 metal detector a caccia dei tombini frettolosamente “bitumati” alla vigilia della visita di Sergio Mattarella.Qui Agrigento.Nell’operazione di maquillage sul percorso presidenziale di sabato mattina, infatti, tutte le strade interessate sono state asfaltate, fino alla notte prima dell’evento, senza tenere conto dei servizi di rete. E così, archiviata la cerimonia d’apertura, un’altra toppa sulla toppa. Con gli strumenti di rilevamento dei metalli, gli operai cercano botole e chiusini per “disseppellirli”. Bisogna fare presto, anche perché alcuni di questi accessi sono fondamentali per gestire, oltre al regolare deflusso dell’acqua piovana, anche rete idrica e fognature.

Quante gaffe

Così come sui cartelli sgrammaticati e le infiltrazioni sul tetto del teatro Pirandello, non c’è una diretta responsabilità del Comune né della Fondazione “Agrigento 2025”. I lavori sull’asfalto, partiti tre giorni prima dell’evento con il presidente della Repubblica, sono stati disposti dal Dipartimento tecnico regionale e dal Genio civile con procedura d’emergenza. Per realizzarli a regola d’arte ci sarebbero volute almeno due settimane, ma la richiesta, da Agrigento, era arrivata il 13 gennaio. Il costo, con fondi della Regione, è stato di oltre mezzo milione di euro. Soldi sui quali il Codacons chiede chiarezza in un esposto alla Corte dei conti.

Effetto Mattarella già finito?

Allora è già svanito l’effetto-scossa della visita di Mattarella? Per fortuna no, ma dalla Regione (che vuole metterci la faccia e i soldi) è ormai chiaro il diktat su un «netto cambio di passo». Renato Schifani, sul palco del Pirandello, aveva invocato il «gioco di squadra», promettendo: «Abbiamo fatto una grande scommessa per Agrigento e per l’intera Sicilia, la vinceremo». Ma ora dai proclami bisogna passare ai fatti. Recuperando i ritardi ed evitando altri strafalcioni. Da ieri il governo regionale ha messo mano al dossier Agrigento. Nel pomeriggio a Palermo la riunione del cosiddetto “tavolo operativo”, al quale non siedono però rappresentanti locali, presenti in videoconferenza. «L’incontro è stato convocato all’ultimo, ma da giovedì prossimo ci saranno». Sul tavolo quelle che il governatore chiama «le questioni più urgenti ancora aperte». Affrontate con l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, e con i dirigenti dei dipartimenti interessati. Tra gli interventi più urgenti, come riporta una nota della Regione, «la risoluzione dei problemi di approvvigionamento idrico delle strutture ricettive del centro storico, la sistemazione e la realizzazione di aree parcheggio e l’organizzazione di un servizio navette, la manutenzione della viabilità e dell’illuminazione stradale, la bonifica di micro discariche presenti in aree pubbliche, la pulizia e la discerbazione del ciglio delle strade, la realizzazione di un sistema di bagni pubblici e la sistemazione del verde e dell’arredo urbano, compresa l’installazione di alcune pensiline». Mobilitati Protezione civile e Forestale, allo studio convenzioni con società di trasporto.

Il rimbrotto di Schifani

Dice il governatore: «Abbiamo chiesto al Comune di lavorare a testa bassa fino al pieno raggiungimento dell’obiettivo. Noi, da parte nostra, stiamo mettendo in campo ogni struttura regionale interessata e ogni risorsa economica e finanziaria disponibile». Ma è nel non detto il vero senso della “cura Schifani” per Agrigento. Con nuove risorse (s’è subito parlato di 5 milioni; alla fine potrebbero essere meno, ma con l’aggiunta di servizi forniti “in house”) e soprattutto con l’elemento che secondo Palazzo d’Orléans sarebbe finora mancato: una «regia», una «visione più ampia» per scongiurare «il rischio che quest’anno resti un mero elenco di manifestazioni».

Il fantasma del commissariamento

Schifani invoca «la massima collaborazione istituzionale». Ma aleggia ancora il fantasma del commissariamento? Ieri in città la voce di un ruolo di questo tipo per il prefetto Salvatore Caccamo. Non sarà così, ma a Palermo è chiara l’esigenza che nella macchina della Capitale d’ora in poi ci siano «le persone giuste». Nessun taglio di teste al vertice di “Agrigento 2025”, ma la necessità che «questo anno così speciale» non sia condizionato dalle scelte da «dilettanti allo sbaraglio». Un maggiore raccordo con il sindaco Franco Miccichè, che sul tema è allineato, ma anche qualche ritocco nel cda della Fondazione, dove finora è prevalso l’amichettismo dei ras locali del centrodestra con le nomine di stimati professionisti agrigentini (medici e avvocati) non tutti notoriamente esperti di cultura. Possibili novità anche sul fronte della comunicazione. Ma basterà?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA