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L'intervista

Agrigento capitale della cultura, cosa c’è nel progetto

L'intervista al presidente dell'associazione che ha curato l'iter

Di Luigi Mula |

Il progetto Agrigento Capitale della Cultura 2025 è stato redatto da MeNo (Memorie e Nuove Opere), l’associazione che ha contribuito al successo di Manifesta 12 e Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, presieduta dal prof. Roberto Albergoni.

Quali sono gli elementi progettuali che qualificano Agrigento come candidata affidabile e credibile?

«Riguardano la storia della Città, il suo patrimonio storico e culturale, da Empedocle a Pirandello, Sciascia e Camilleri. Abbiamo, inoltre, individuato un tema che riguarda la relazione tra gli esseri umani e tra gli esseri umani e la natura. Si tratta di una indagine dal punto di vista artistico e culturale volta a dare delle indicazioni sotto il profilo delle trasformazioni che sono oggi in atto e che riguardano sia la dimensione digitale, sia la transizione ecologica. E quindi anche il rapporto con la natura. Il contributo che la cultura può dare a questo tipo di sfide che riguardano il mondo intero è proprio quello di offrire delle visioni e delle possibilità di cambiamento di rotta. Abbiamo continuato a seguire il percorso che è stato tracciato nel dossier di candidatura. Tutte le attività successive, anche di partecipazione e di raccordo con il territorio, di individuazione di strumenti di governance e finanziari per la sostenibilità del progetto, hanno seguito quel percorso. Dovremo, durante l’audizione, spiegare meglio il dossier e dimostrare che, oltre al progetto, la Città ha continuato a mobilitarsi in quelle direzioni».

Il budget è sostenibile?

«Dimostreremo la capacità del Comune di Agrigento di sostenere il progetto con 3 milioni e mezzo di euro, tramite il ricorso alla tassa di soggiorno, indicando, non l’intera entrata della tassa, ma delle percentuali sugli importi ad oggi già realizzati con la stessa. Questi dati sono stati deliberati dalla giunta Comunale e quindi hanno una loro concretezza».

Acqua, Aria, Terra e Fuoco. Qual è a suo avviso l’elemento trainante del progetto?

«Sono tutti trainanti. Presumo che i progetti artistici che rientrano nella categoria del Fuoco possono avere, nell’immediato, un impatto più forte. Sono progetti che riguardano anche la capacità nel generare nuove visioni. La forza dei 4 Elementi sta nella loro mescolanza e nella capacità di integrazione tra i diversi ambiti».

Il Fuoco come metafora della comunità che vive, un richiamo all’impegno della società civile?

«Sarebbe un fallimento se il progetto non fosse costruito insieme alla comunità e quindi vissuto dalla comunità come proprio. È un aspetto indispensabile per la sua sostenibile nel tempo. Anche nel dossier precisiamo che non costruiamo eventi culturali per attrarre turisti, ma progettiamo un programma ampio per la comunità. La crescita della comunità, anche attraverso le relazioni con gli artisti internazionali, aumenta l’attrattiva del luogo».

L’elemento Acqua permette di indagare il tema delle migrazioni, dell’accoglienza, dell’inclusione…

«Credo ci sia la necessità di guardare al tema delle migrazioni staccandosi dalla questione della gestione degli sbarchi o dalle politiche da adottare, oggi, per la gestione di questo fenomeno. È un fatto strutturale con il quale il mondo deve fare i conti. È un fenomeno che incide sulle relazioni tra i cittadini, nelle proprie comunità e nella trasformazione di queste comunità. Chiunque di noi abbia avuto figli in una classe in cui sono presenti bambini che provengono da altri Paesi, si è già confrontato con tutto questo. Le comunità devono essere preparate a gestire il fenomeno interculturale, perché non è soltanto legato ai migranti disperati che arrivano sui barconi rischiando la vita. Cerchiamo di dare una visione più ampia del fenomeno nella convinzione che, al di la del tema politico, abbiamo il dovere di allungare la mano nel gesto di accogliere l’altro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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