Akragas, colpa di chi e che cosa succede ora
La colpa di Giuseppe Deni, il patron, è stata quella di non capire nulla o quasi nulla di calcio e quindi, di conseguenza, di essersi fidato delle persone sbagliate. Chi vi scrive da molti mesi – anche nello scorso campionato - ha espresso dubbi sulla politica delle “porte girevoli” messa in atto dal ds Giuseppe Cammarata.
A lui la definizione di “porte girevoli” non piace ma questa è. Ingaggiare ogni anno una trentina o quarantina di calciatori non è una buona scelta. Il gruppo non si cementa e si dà una sensazione di precarietà permanente.
Giuseppe Deni, che quest’anno ha tirato fuori quasi mezzo milione di euro, doveva accorgersene o qualcuno doveva farglielo capire che la gestione non era adeguata. Quel qualcuno non c’è stato.
E quindi ora ci troviamo a piangere sul latte versato e con i rimpianti perché la stagione – tecnicamente - si poteva salvare. Come?
La D si poteva salvare
Dario Scozzari, il ds e procuratore agrigentino, aveva accettato di collaborare con il club. E’ durato meno di una settimana perché il cosidetto “management” gli ha fatto terra bruciata intorno. Scozzari, già nell’anno della salvezza miracolosa in C con Pino Rigoli sulla panchina, aveva dimostrato di conoscere le dinamiche del calcio siciliano. Ma ha capito che in un ambiente come quello biancazzurro non si poteva lavorare e se ne è andato. Se contano di più gli orticelli personali che non il bene del club.... Prima occasione persa.
Gli errori di Cammarata
Non avere chiesto conto e ragione a Giuseppe Cammarata degli errori che vanno dalla scelta dell'allenatore Bonfatto, a quella di avere lasciato che lo spogliatoio si spaccasse sulla vicenda Garufo, fino alla folle scelta di permettere ai giocatori di “spiegare” a Pino Rigoli come bisogna schierare la squadra in campo, sono stati gli errori esiziali. Pino Rigoli sbatte – giustamente – la porta e se ne va e richiamano prima Bonfatto per poi, nelle settimane della pantomima Canzonieri (il primo a esserci caduto sono io), l’ingaggio di Giancarlo Favarin, persona per bene che ha trovato ovviamente il disastro dal quale non è riuscito a portarci fuori. Ma come avrebbe potuto?
Per dire, l'Acireale per salvarsi ha preso Mokulu che ha fatto una caterva di gol, noi abbiamo preso Mudrinski. Deni ha la squadra da quattro anni: primo anno in Eccellenza (ds Cammarata) perde il campionato; secondo anno in Eccellenza (ds Ernesto Russello, che non è parente di chi vi scrive) e promozione in serie D; terzo anno in serie D (ds di nuovo Cammarata) salvezza faticosa nonostante due squadre calabresi già retrocesse a dicembre (e la Nissa, con ds Russello che domina l'Eccellenza); quarto anno in serie D (ds Cammarata) il disastro. Ora, nessuno ce l'ha con l'uomo Giuseppe Cammarata, persone gentile e affabile, ma qui si discute del suo bilancio come ds, che non è esattamente quello di Giuseppe Marotta.
Non dipende solo dai soldi
Tutti i discorsi legati ai soldi – se la squadra si fosse tranquillamente salvata come sta facendo ad esempio il CastrumFavara che ha saputo fare fruttare un budget ridotto con una grande capacità nel costruire la squadra – si sarebbero in parte risolti.
Quando poi la politica ci ha messo lo zampino si è capito che è finita: la scelta di coinvolgere Peppe Arnone, che di calcio ne capisce esattamente come Mudrinski ne capisce di codici penali, civili e di procedura penale, è stato il segno che si stava per esalare l’ultimo respiro. Senza contare l’ingresso a piedi uniti di Lillo Pisano, il deputato “prezzemolo” che è presente dappertutto ma con risultati non sempre proporzionali alla sua presenza ossessiva nelle conferenze stampa e nelle cerimonie. La decisione di ritirarsi dalla serie D è la naturale conseguenza di un teatrino al quale nessuno è stato capace di calare in tempo il sipario, con il sindaco Franco Miccichè completamente estraneo alla questione come se l’Akragas non interessasse la città, i suoi cittadini. Assente e senza quel “quid” che forse sarebbe stato necessario. Del resto è rimasto spettatore inerte sulla questione stadio: fai il bando, ritira il bando, prometti l'illuminazione, prometti questo, prometti quello. E poi il nulla o quasi.
Che succede ora?
Se l’Akragas si ritira dalla serie D e prosegue i campionato giovanili avrà la possibilità di conservare il nome e la matricola e in teoria ripartire – secondo le norme federali - dalla Terza Categoria. Ripartire con questa società dall’Eccellenza non sarà consentito secondo le norme. Ma il destino è segnato, perché prima di iscriversi, con lo stesso nome e la stessa matricola ad un qualunque campionato, sarà necessario avere ottemperato a tutti gli obblighi e quindi avere pagato tutti i debiti e avere tutte le liberatorie di tutti i calciatori. Cosa che difficilmente accadrà. Una istanza di fallimento arriverà di sicuro e a quel punto sarà una procedura difficilmente evitabile.
La speranza
Quindi la “speranza” è che qualcun altro fondi una nuova società che, se non sarà fallita quella attuale, non potrà chiamarsi Akragas e che potrebbe in teoria ripartire dall’Eccellenza. In quel caso è una questione “politica” e sarebbe il sindaco Miccichè a doversene fare carico chiedendo al Comitato regionale l’iscrizione nella serie più “alta” possibile gestita dallo stesso Comitato regione che è appunto l’Eccellenza. Ricomincia insomma la traversata del deserto.