AGRIGENTO – Un marchio “Dop”, la Denominazione origine protetta, per i prodotti agricoli coltivati all’interno della Valle dei Templi. E’ questo uno dei progetti, già sondati e accarezzati, che il nuovo Consiglio del Parco potrebbe portare avanti nei prossimi anni. Ad anticiparlo è Bernardo Campo, nuovo presidente dell’organo politico di gestione e programmazione del Parco archeologico e paesaggistico di Agrigento.
Quali saranno i primi obiettivi? Ad esempio, da anni si attende che venga approvato il Piano del Parco..
“E’ un problema del quale già mi ero iniziato ad occupare durante la mia fase commissariale. Lo porteremo all’ordine del giorno al Consiglio al più presto, perché il piano è fermo da mesi all’Assessorato Territorio Ambiente, il quale però deve dare una velocizzazione ad una eventuale approvazione del piano. Ma non è questo l’unico punto del quale vogliamo occuparci. La nostra missione sarà quella di rendere la Valle una opportunità per il territorio, un luogo di aggregazione soprattutto per i Comuni dell’area della Valle. Non possiamo rivolgerci unicamente al centro capoluogo, che pure rimane un partner importante, ma dobbiamo ampliare l’orizzonte di possibili collaborazioni”.
E in tal senso avete già delle idee?
“Per fare un singolo esempio: non esiste oggi un marchio ‘Dop Valle dei Templi’. Nonostante si producano mandorle, olio e vino, questi non hanno il riconoscimento di denominazione protetta. Si pensi cosa potrebbe significare come valore aggiunto. Tra l’altro noi siamo un parco Paesaggistico, e le colture di un territorio sono parte essenziale del paesaggio di una terra. E’ una possibilità sulla quale stiamo comunque già lavorando. C’è stato un incontro il sottosegretario all’Agricoltura Castiglione per individuare il percorso da seguire”.
Quest’anno, tra l’altro, alla Valle dei Templi cambia tutto: arrivano i privati a gestire il patrimonio..
“Lo vogliamo vedere come un ulteriore aiuto alla promozione del territorio. Dobbiamo essere noi bravi a sorvegliare e contemporaneamente a cercare di sfruttare l’opportunità che i servizi aggiuntivi possono rappresentare in termini di miglioramento dell’offerta e possibile maggiore recettività del nostro patrimonio”.