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Corte d'Appello

Ha contratto ‘epatite dopo una trasfusione: agrigentino risarcito

Condannato il Ministero della Salute a pagare 307mila euro. La vicenda risale, addirittura, al 1978

Di Gaetano Ravanà |

La Corte di Appello di Palermo, confermando la sentenza di primo grado, ha condannato il Ministero della Salute a pagare un risarcimento di 307 mila euro ad un agrigentino, che ha contratto l’epatite C, durante una infusione di sangue e plasma. L’uomo, nel 1978 fu ricoverato all’ospedale “Civico” di Palermo in seguito ad un incidente stradale, e sottoposto all’infusione. All’epoca aveva 17 anni. Nel corso degli anni il virus ha compromesso la salute dello sfortunato agrigentino, le cui condizioni si sono ulteriormente aggravate, a causa della comparsa quale conseguenza, di una cirrosi epatica.

Nel 2019 il tribunale di Palermo, accogliendo le richieste degli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, aveva stabilito un risarcimento pari a 307 mila euro, riconoscendo il Ministero della Salute responsabile di avere favorito, con l’omissione dei controlli già all’epoca previsti dalla legge in materia di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue, una vera e propria epidemia colposa per la diffusione del virus dell’Epatite C. Il Ministero della Salute, contro la decisione del tribunale, aveva fatto ricorso in Appello, sostenendo la non colpevolezza.

Di diverso avviso è stata la Corte di Appello di Palermo che ha confermato la sentenza di primo grado, affermando che lo Stato è tenuto a pagare, poiché ha violato il dovere istituzionale di controllo nell’attività in materia di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue. Controlli, che se effettuati, con probabilità avrebbe impedito il contagio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA