L'inchiesta
La consegna della mazzetta “ripresa” in diretta dalla Polizia: nuovo capitolo dello scandalo tangenti ad Agrigento
La Squadra Mobile ha osservato la consegna di una busta con 35 mila euro in contanti: era parte del prezzo pagato per truccare un appalto
La consegna di una mazzetta osservata in diretta dagli agenti della Squadra Mobile di Agrigento. C’è anche questo nelle carte dell’ordinanza del gip del Tribunale di Agrigento Giuseppe Zampino che ha disposto gli arresti domiciliari per gli imprenditori favaresi Dino Caramazza e Luigi Sutera Sardo e l’obbligo di dimora per Carmela Moscato e Federica Caramazza, rispettivamente madre e sorella di Dino Caramazza.
La mazzetta, che secondo gli investigatori della Procura di Agrigento sarebbe relativa all’appalto da 2,3 milioni per i lavori per la manutenzione della strada provinciale Salaparuta Santa Margherita Belice, sarebbe stata consegnata nella piazzola della Rotonda Giunione nella Valle dei Templi di Agrigento. L’episodio – raccontato dal sito agrigentino Grandangoloagrigento.it – vede come protagonisti l’ormai ex capo dell’Utc di Licata Sebastiano Alesci (che era stato fermato ma che è stato rilasciato per la trascorsa flagranza) e l’imprenditore Dino Caramazza. I due arrivano in auto, parlottano e dopo un po’ Caramazza consegna ad Alesci una busta gialla e subito dopo si salutano. Alesci però è fermato dopo pochi chilometri dai poliziotti alle porte di Porto Empedocle e nel bagagliaio della sua Porsche trovano la busta gialla con 35 mila euro, divisi in mazzette di banconote da 50 euro. Alesci dice ai poliziotti che sono soldi destinati ad un’azienda agricola. Per i pm invece quei 35 mila euro sono solo una tranche della tangente da 135 mila euro pagata dall’imprenditore per truccare la gara d’appalto e destinata anche a Maurizio Giuseppe Falzone che è un dirigente tecnico del Libero Consorzio di Trapani e presidente della Commissione d’appalto.
Si tratta di uno degli aspetti della inchiesta ancora nelle fasi iniziali della Procura di Agrigento che sta indagando anche sugli appalti – truccati secondo i pm – della ristrutturazione dello stadio di Licata Dino Liotta, per la realizzazione di un centro di trattamento dei rifiuti a Ravanusa (da 23 milioni) e della rete idrica di Agrigento, lavori da 37 milioni che addirittura sarebbero cominciati in ritardo proprio per meglio spartire il denaro delle tangenti. Gli indagati sono in tutto 13 e c’è anche un nome omissato, il Mister X che avrebbe un ruolo fondamentale nell’organizzazione che truccava gli appalti e che, secondo qualche indiscrezione, avrebbe anche un ruolo di primo piano nelle Istituzioni.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA