Lampedusa, si conclude il progetto internazionale Life Elife
Si è posto l’obiettivo di contribuire alla conservazione di diverse specie di elasmobranchi nel bacino del mar Mediterraneo
Si conclude oggi, nell’Area marina protetta di Lampedusa, il progetto internazionale Life Elife che si è posto l’obiettivo di contribuire alla conservazione di diverse specie di elasmobranchi nel bacino del mar Mediterraneo. Tra i protagonisti del progetto anche gli squali che da sempre abitano il nostro mare ma sono drasticamente diminuiti negli ultimi decenni. Squali e razze sono in pericolo a causa di inquinamento, distruzione dell’habitat e, soprattutto, della pesca accidentale. Non a caso, nel corso dell’ultimo appuntamento, in programma a Lampedusa, si terrà un’attività di snorkeling in prossimità della spiaggia dell’Isola dei conigli, proprio per sensibilizzare i fruitori del litorale sulla necessità di tutelare gli squali e, nel contesto, far conoscere il progetto Life Elife. Tra le specie minacciate e fortemente a rischio ci sono lo spinarolo, lo squalo smeriglio, lo squalo volpe, lo squalo grigio (interessato anche dalla pesca illegale nell’Area marina protetta delle isole Pelagie), lo squalo elefante e lo squalo zigrino. Si inseriscono tra le specie vulnerabili, quindi oggetto di conservazione di life Elife, il palombo, la verdesca e lo squalo mako. Descritti come mostri sanguinari, talvolta protagonisti anche di film, gli squali posseggono un valore unico: sono predatori all’apice della catena alimentare e costituiscono elementi insostituibili degli ecosistemi marini. La loro scomparsa, difatti, comporterebbe gravi squilibri nell’ecosistema con serie, e non sempre prevedibili, conseguenze.
Life Elife, in questo senso, si è posto anche un obiettivo scientifico: aumentare e rendere sistematica la raccolta di dati sullo stato di conservazione delle specie interessate attraverso la marcatura e l’applicazione di segnalatori satellitari agli esemplari catturati e rilasciati. E questo oltre alla diffusione di una maggiore consapevolezza e conoscenza nel pubblico rispetto al problema della conservazione degli elasmobranchi rese possibili da attività e laboratori svolte nelle scuole, di mostre ed esperienze edutainment nelle strutture e nelle aree coinvolte, come ad esempio i due Acquari di Genova e Cattolica, supportati da strumenti di comunicazione creati ad hoc. Un’altra, importante, azione divulgativa ha interessato anche i pescatori coinvolti in attività sul campo e in momenti formativi per imparare a conoscere strumenti di pesca alternativi e il loro utilizzo.