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“Sempre più agrigentini iscritti all’Aire”. La denuncia della Uil agrigentina

Il segretario generale, Gero Acquisto: "Ormai sono 160mila, mille in più rispetto allo scorso anno. Le politiche del lavoro sono da cambiare"

Di Gaetano Ravanà |

"Sono quasi 160mila gli agrigentini che sono ormai iscritti all'Aire, l'anagrafe dei cittadini italiani all'estero, quasi mille in più rispetto allo scorso anno. Un aumento costante e inarrestabile". Il Segretario della Uil agrigentina – Gero Acquisto – torna sull’argomento ancora una volta amareggiato ed infuriato: “Ogni anno mi ritrovo a dover esprimere indignazione perché la nostra terra riesce ad ottenere primati solo in situazioni negative.  L’unica Italia che cresce demograficamente è quella che mette radici oltre confine, senza fare ritorno. La recessione amplificata dal Covid  ha cancellato sogni, amplificato vulnerabilità, acuito le disuguaglianze. I nostri ragazzi vanno via con  coraggio , con voglia di futuro , sicuri dell’incapacità di forgiarlo in un territorio morto. E’ essenziale, a mio avviso, comprendere che essere Expat delle volte è un privilegio che non tutti possono permettersi, anche perché quelli che vanno spesso fanno mestieri fuori che magari non farebbero qui in provincia , vi siete mai chiesti perché si vada via ugualmente? E’ presto detto, intanto perché i salari ad ogni modo non sono gli stessi ed in secondo luogo l’arretratezza culturale che ancora affligge i nostri piccoli paesi e le nostre piccole cittadine guardano al lavoro nel pubblico impiego come il posto fisso, quello sicuro, e invece al lavoro nel privato come il lavoro senza diritti. Dunque il punto chiave è cambiare mentalità, i nostri giovani hanno bisogno di garanzie lavorative,  nel pubblico o nel  privato che sia. Non si può sentire che c’è qualcuno che offre 400 euro al mese per 12 ore di lavoro al giorno.  Promuovere la contrattazione collettiva delle retribuzioni è il primo passo per garantire condizioni di vita  e salari minimi dignitosi.  Perché in fondo l’unica cosa che spinge tutti quanti a lasciare i propri affetti è la necessità di stabilità. La nostra Organizzazione si batte da tempo immemore per cambiamenti radicali, burocrazia snella e agevole, offerta lavorativa vera, meritocrazia e riconoscimento professionale. C’è urgenza di politiche del lavoro nuove ed efficaci. Confidiamo nel nuovo percorso intrapreso dalla politica regionale e nazionale affinché si passi dalle promesse ai fatti, perché i nostri giovani meritano condizioni politiche e sociali migliori.”

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