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Cartello Sociale: l’Aica si può ancora salvare

Per i sindacati e la Chiesa l'organismo che regola pubblicamente la distribuzione dell'acqua può rappresentare una novità in ambito nazionale, ma i sindaci devono fare il loro dovere di corrispondere le cifre pattuite

Di Gaetano Ravanà |

Dalla prima relazione semestrale sulla gestione di AICA è possibile cogliere diversi aspetti positivi, sia da punto di vista tecnico che gestionale, ascrivibili all’impegno di un consiglio d’amministrazione e di un organico che non si è risparmiato nel tentativo di misurarsi con una sfida che presenta non poche difficoltà Una sfida per rispondere alle aspettative dei sindaci che hanno voluto fortemente, interpretando la volontà del territorio la nascita di un’azienda speciale consortile unicamente partecipata dai Comuni agrigentini. Un modello gestionale, come si sottolinea nella relazione a firma del direttore generale, che rappresenta oggi una “singolarità” nello scenario nazionale e alla quale si guarda con interesse soprattutto in questi giorni in cui il “DDL Concorrenza” sembra in dirittura d’arrivo. Dalla relazione emergono dati che fanno intendere gli sforzi di una governance che ha da subito puntato ad una gestione virtuosa della Consortile nonostante le difficoltà iniziali acuite dalle indecisioni di quei comuni che non hanno ancora versato le risorse necessarie per fare decollare Aica, pur avendo in alcuni casi usufruito degli interventi a favore delle loro reti da parte del gestore del SII. In questo senso è fondamentale che il collegamento diretto con gli Enti locali territoriali diventi un elemento di forza per il futuro di Aica e che ognuno faccia la propria parte, nel rispetto ovviamente della separazione dei ruoli e delle norme statutarie di funzionamento Come auspicato dalla stessa relazione, è indispensabile che l’Assemblea dei soci di AICA sia determinata nell’individuare gli indirizzi strategici ai quali il CDA deve attenersi nell’espletamento della propria attività di gestione e dal canto suo  Il CDA, proceda coerentemente nell’attuazione dei piani e dei programmi per raggiungere gli obiettivi aziendali stabiliti dall’Assemblea, in autonomia e responsabilità. All’Assemblea poi, ovviamente, spetterà il ruolo di verifica del raggiungimento degli obiettivi e degli indirizzi impartiti, che avverrà anche mediante l’esame e l’approvazione del bilancio e delle relazioni ad esso collegate. Come è stato più volte evidenziato, l’avviamento di una società di questo tipo è tutt’altro che cosa facile e quando i sindaci hanno deciso di fare questa scelta riteniamo che ne avessero consapevolezza. Sono state non poche le difficoltà da affrontare, sia di tipo operativo, che contabile e finanziario, per mettere in moto la struttura organizzativa in modo da garantire i livelli di qualità accettabili nell’erogazione del servizio idrico integrato. Il CDA, il direttore generale e il personale tutto hanno dimostrato di credere in questa impresa, Non avrebbe senso che chi si è battuto per la scelta della Consortile, interpretando gli umori della popolazione e le attese di tanti stakeolder oggi si prodiga per “uccidere il neonato nella culla”. L’auspicio che formuliamo e che si possa chiarire ogni perplessità e che con onestà intellettuale si dia vita ad un confronto schietto che approdi ad una soluzione per rilanciare il progetto AICA evitando riserve pretestuose ed eventuali sovrapposizioni dei ruoli che possono intralciare il percorso gestionale intrapreso. Un appello infine va rivolto alla politica locale affinché riprenda il suo ruolo di guida nei processi più delicati che riguardano la vita del territorio e riesca ad anteporre l’interesse generale e il bene comune rispetto ai calcoli di parte.

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