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In una busta insulti e un fazzoletto inzuppato col sangue, l’ultima minaccia a Maria Grazia Brandara

Erano contenuti in un plico arrivato al Comune di Naro. L'impiegato che l'ha aperta si è sentito male. Indagano i carabinieri

Di Redazione |

Uno scritto con offese e minacce, ma anche un fazzoletto inzuppato di sangue. E’ l’intimidazione inviata al sindaco di Naro, Maria Grazia Brandara. Un avvertimento che è arrivato, in una busta, all’ufficio Protocollo del Municipio del comune dell’Agrigentino. L'impiegato che l’ha aperta è stato colto da malore.  Maria Grazia Brandara ha già formalizzato denuncia, a carico di ignoti, alla stazione dei carabinieri di Naro ed ha anche segnalato l’accaduto al consiglio comunale del paese.  Il sindaco di Naro, nel corso degli anni, diversi messaggi intimidatori: lettere, proiettili e anche la foto di una bara. Nel 2017 le venne assegnata – su decisione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica – la tutela di una pattuglia della polizia. Era allora commissario straordinario del Comune di Licata. «Rischiati a toccare le nostre case e sei morta, ti sgozziamo via, fai una sola cosa contro di noi e ti scanniamo. Ti seguiamo e ti controlliamo a vista». Questo era l’inizio del messaggio intimidatorio, che si chiudeva con la foto di una cassa da morto vuota, arrivato a Brandara, che era stata nominata dopo le dimissioni del sindaco antiabusivismo di Licata (Ag) Angelo Cambiano, sfiduciato dal consiglio comunale. Anche quando era stata, in precedenza, sindaco di Naro, dopo molteplici e pesanti minacce ricevute, le era stata assegnata una vigilanza radiocollegata. Nel luglio del 2016, invece, le venne recapitata – mentre era commissario straordinario dell’Irsap – negli uffici dell’Asi di Agrigento, una busta con minacce ed offese e due proiettili di fucile. Nel novembre del 2013 quando Maria Grazia Branda, presidente del consorzio per la legalità e lo sviluppo dell’Agrigentino, ricevette un’altra lettera intimidatoria. Nella missiva, allora, c'era scritto, "Ora basta! Siamo solo all’inizio».   

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