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Tribunale Palermo

Intralcio alle indagini con metodo mafioso: due agrigentini rinviati a giudizio

Si tratta di Giuseppe Gallo, 51 anni e Vincenzo Mendola, 50 anni, ritenuti vicini al boss Antonio Massimino

Di Gaetano Ravanà |

Il Gup del Tribunale di Palermo, Elisabetta Stampacchia, accogliendo la richiesta del pubblico ministero della Dda Claudio Camilleri, ha disposto il rinvio a giudizio di due uomini, ritenuti vicini al boss di Villaseta Antonio Massimino. Si tratta di Giuseppe Gallo, 51 anni e Vincenzo Mendola, 50 anni. Sono accusati di intralcio alla giustizia con metodo mafioso. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Daniela Posante e Salvatore Pennica,e non hanno, infatti, chiesto riti alternativi. La prima udienza, davanti ai giudici della seconda sezione penale, del Tribunale di Agrigento, presieduta da Wilma Angela Mazzara, è stata fissata per l’11 maggio.

La vicenda prende avvio dalle dichiarazioni del collaborante Antonino Mangione di Raffadali, che ha denunciato di essere stato avvicinato e minacciato da due uomini per fargli ritrattare le accuse al boss Massimino. Mangione si è costituito parte civile.

I due agrigentini sono accusati di aver offerto 5mila euro a Mangione, al fine di ritrattare le accuse di abusi sessuali, nei confronti del capomafia. Una vicenda emersa nell’ambito dell’operazione “Kerkent”, per la quale, Massimino è stato assolto. I due avrebbero anche minacciato sia Mangione, che la moglie di quest’ultimo, il 23 marzo 2019: “Ora ci sono io e a te e ai tuoi figli nessuno vi farà niente se vai a ritrattare tutto – avrebbero detto – Per te ci sono anche 5 mila euro, puoi pure denunciarmi. Io non ho paura di nessuno”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA