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l'esplosione dell'11 dicembre

La protesta degli sfollati di Ravanusa: «Il Comune ci nega i sopralluoghi nelle nostre case»

L'associazione !10 come noi" contro il sindaco e l'Utc: «Hanno detto accampando scuse»

Di Carmelo Vella |

Si inaspriscono i toni attorno alla ricostruzione delle abitazioni che l’11 dicembre scorso vennero danneggiate dall’esplosione causata da una fuga di gas che provocò anche la morte di dieci persone.

Ieri, secondo quanto denunciato da una rappresentanza di sfollati che da quel giorno sono costretti a vivere lontani dalle loro abitazioni, il sindaco Carmelo D’Angelo ed il responsabile dell’ufficio tecnico del comune l’architetto Alesci, avrebbero negato l’effettuazione di alcuni sopralluoghi che dovevano essere effettuati da alcuni tecnici strutturisti ed esperti di ingegneria nominati proprio da coloro che sono rimasti senza un tetto.

Un secco no da parte di amministrazione comunale- aggiungono i rappresentanti degli sfollati- giunto accampando scuse e motivazioni che sono prive di fondamento come quella ad esempio che per effettuare le ricognizioni era necessaria la presenza dei vigili del fuoco o di personale dello stesso ufficio tecnico comunale.

L’obbligatorietà della presenza dei vigili del fuoco è stata anche smentita telefonicamente dal comandante provinciale di Agrigento, Giuseppe Miserendino, raggiunto telefonicamente dall’avvocato Silvia Sazio che oltre ad essere una componente dell’associazione “10 Come Noi” rappresenta alcuni degli abitanti della zona che è stata danneggiata dallo scoppio.

Ieri i proprietari delle abitazioni che sorgono nella zona dello scoppio hanno parlato di ignobile ostruzionismo per imporre un progetto che non è condiviso da chi ha case che seppure danneggiate hanno retto all'esplosione. Il sindaco – hanno aggiunto- insegue un progetto che comporterà l'abbattimento di case integre per scopi discutibili Non tiene conto delle reali esigenze di tutti sia di coloro che hanno perso una casa sia di chi una casa ce l'ha ancora nonostante tutto e non vuole perderla ed infine hanno chiesto la revoca della delibera numero 30 del 2021 firmata dal sindaco D’Angelo, che prevede l’evacuazione di quelle abitazioni.

Effettuare i sopralluoghi nelle abitazioni dove di fatto i proprietari sono entrati più volte con una semplice telefonata al COC comitato operativo, appare oggi un atto di puro,  ignobile – aggiunge la presidente dell’associazione “10 Come Noi” Emanuela Miceli. Un ingiustificato ostruzionismo- conclude- che nasconde il timore di una verità sull'integrità statica degli immobili interessati dall'esplosione che qualora accertata potrebbe fare naufragare il progetto soprannominato "Caterpillar" che costituisce anche un danno per l'erario dello Stato”.

Ma questa vicenda non è assolutamente finita qui. Infatti, per i prossimi giorni chi è costretto a vivere lontano da casa propria da oltre cinque mesi, ospite di conoscenti, amici o semplicemente in affitto, ha annunciato azioni di clamorose di protesta affinché le case che non hanno riportato danni possano essere ripristinate e tornate ad abitare dagli stessi proprietari.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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