«Qui non ci vogliono» e la nave ospedale lascia Lampedusa

Di Elio Desiderio / 02 Agosto 2016

Lampedusa. Ha mollato gli ormeggi da Lampedusa la nave ospedale Elpis. Doveva essere impiegata per il soccorso dei migranti in mare ma anche per eventuali emergenze sanitarie per gli abitanti delle Pelagie e per i turisti. Era arrivata a Lampedusa lo scorso 12 luglio. Ma dal 28 luglio è salpata senza fare più ritorno rientrando a Trapani definitivamente. Al suo arrivo era stata accolta dal sindaco, Giusi Nicolini e dal comandante della capitaneria di porto di Lampedusa, Paolo Monaco. A spiegare cosa è successo è stato Giancarlo Ungaro, presidente di Elpis nave ospedale onlus.

«L’associazione Elpis -scrive nella nota Ungaro – decise di mettere a disposizione la nave Elpis, offrendo una assistenza sanitaria gratuita sia alla emergenza dovuta al traffico di migranti sia al disagio vissuto dai lampedusani per l’aspetto sanitario. Si è lavorato insieme ad altre 4 associazioni no profit, con il patrocinio del consiglio italiano per i rifugiati e la legittimazione del comune di Lampedusa; il progetto denominato Xenia 34° nord che prevedeva, come concordato con il comando generale della guardia costiera a Roma, di posizionare il 13 giugno scorso la nave Elpis al 34° N e 12,30 E, per farla funzionare da ospedale galleggiante per le emergenze rilevate dalle navi della Marina militare, della Guardia costiera e delle varie associazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso e salvataggio dei migranti nel Mar Libico. Contemporaneamente, la nave Elpis facendo base a Lampedusa avrebbe offerto a titolo gratuito assistenza dal punto di vista sanitario alle esigenze eventualmente manifestate dalla popolazione. E – ha proseguito il sotto. Ungaro – il 12 luglio la nave, fornita di una autorizzazione speciale della CP di Trapani è arrivata a Lampedusa completa di strutture sanitarie adeguate ad effettuare interventi chirurgici, di rianimazione e di diagnostica avanzata, oltre che di team sanitario presente sia a bordo che in attesa di turnazione per tutta la durata della missione. Ma l’entusiasmo, la buona volontà e la speranza di essere utili gratuitamente sono scemate presto a causa degli eventi, nonostante la formale accoglienza tra gli altri anche del sindaco e del comandante del porto. La possibilità di movimento della nave, infatti, si è arenata presto nelle pastoie della burocrazia, non risultando possibile per problemi legislativi posizionare Elpis 90 miglia a sud dell’isola nel posto stabilito, pur essendo stata fornita dichiarazione di idoneità dal registro navale italiano. Inoltre, dopo qualche giorno di sosta su un pontile privato e pagato dalla associazione, la nave è stata dirottata per l’ormeggio su un molo che limita l’accesso delle persone a bordo perché zona militare con difficoltà di approvvigionamento di acqua e di luce. Non solo, è stato impedito dalle autorità militari locali ai nostri medici di bordo di visitare gratuitamente le persone che ne facevano richiesta; sempre dalle autorità militari locali è stato impedito al personale sanitario di bordo di attivarsi a favore dei profughi in occasione di due sbarchi e questo, nonostante fossimo regolarmente iscritti negli elenchi della protezione civile regionale; addirittura e questo ci ha fatto capire veramente tutto, sono state effettuate delle ispezioni della Guardia di finanza, probabilmente dovute alla sosta in zona militare con controlli delle persone imbarcate e del suo equipaggio con una serie di inutili equivoci, sull’inquadramento dell’equipaggio della nave ospedale. Il verificarsi di queste vicende e la chiara sensazione di essere solamente sopportati, hanno demotivato i volontari, provocando la fine di una iniziativa umanitaria ritenuta utile anche dalle stesse Istituzioni, sostenuta solo dalle risorse del volontariato e non da erogazioni pubbliche. Quindi, considerato l’evidente fallimento del progetto la nave è stata fatta rientrare nel porto di Trapani».

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