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“Valore sociale ed economico dell’agricoltura”, sabato il convegno di Confagricoltura

Di Luigi Mula |

“Noi la terra Noi l’impresa – Valore sociale ed economico dell’agricoltura”è il titolo del convegno organizzato da Confagricoltura Agrigento, in programma al Casale Bosco ( Bivio Punta Bianca, SS 115 Agrigento – Palma di Montechiaro), il prossimo sabato 7 dicembre, alle ore 10. Abbiamo incontrato il presidente di Confagricoltura Agrigento, Rosario Marchese Ragona per avere alcune anticipazioni sui temi che verranno trattati al convegno che registra la partecipazione di numerosi ed autorevoli personalità del mondo istituzionale, politico ed imprenditoriale siciliano. Laureato in giurisprudenza ed abilitato all’esercizio della professione forense, quarantasette anni, sposato con l’avvocato Katea Ferrara e padre di Ernesto (come il compianto nonno: Ernesto Marchese Ragona, avvocato, imprenditore agricolo e già presidente della Provincia Regionale di Agrigento, ndr), di Domenico e di Lucio, Rosario Marchese Ragona è un imprenditore agricolo che da grande, afferma scherzando, spera:“Di fare l’avvocato e il docente di diritto ed economia (sorride)”.

“Il modello di agricoltura che vuole Confagricoltura – spiega Marchese Ragona – è quello fondato sulle identità produttive territoriali, in questo modo si difende l’economia dei territori e si garantisce ai cittadini la salubrità e la qualità dei cibi”.

In quest’ intervista esclusiva il presidente agrigentino di Confagricoltura ci parla delle nuove sfide che attendono gli imprenditori agricoli, della crisi del comparto, riflesso, anche, di un reddito di cittadinanza che ha ridotto i braccianti agricoli e delle criticità del Piano di Sviluppo Rurale. Infine, ci mette in guardia dalle gravi conseguenze dell’inquinamento che sembra trasformare la terra in un immenso deposito di rifiuti: “Un monito – ricorda Marchese Ragona – che troviamo, anche, nella “Laudato si’” l’enciclica sull’ambiente di Papa Francesco”.

Presidente, partiamo dal titolo del convegno, l’agricoltura rappresenta ancora un valore sociale ed economico?

“L’agricoltura nel Meridione d’Italia, ad Agrigento, è uno dei motori dell’economia. Tantissimi, infatti, sono gli occupati in agricoltura. Un comparto che si lega anche al turismo. Agricoltura e turismo, infatti, sono un connubio perfetto che rimanda, inoltre, alla valorizzazione dei prodotti locali come risorsa turistica . L’attività turistica è in grado di contribuire significativamente alla crescita economica del territorio, in particolare di quello rurale. È necessario, infine, promuovere i prodotti del nostro territorio, che è ciò che oggi ci chiedono i tour operator. Il concetto di tipicità è elemento necessario e imprescindibile di correlazione tra ambiente e territorio. ”

Sotto il profilo occupazionale, che dati si registrano?

“Purtroppo in agricoltura i dati sono in calo. Le aziende stanno soffrendo un periodo di profonda crisi e, inoltre, ci sono strumenti legislativi che non incentivano il lavoro, bensì, come nel caso del reddito di cittadinanza, lo disincentivano. Le aziende sono costrette, così, a fare i conti con chi prende il reddito di cittadinanza e, ahimè, chiede di lavorare in nero. Un sistema vizioso, questo, che non fa parte della cultura dell’imprenditore agricolo serio e dell’imprenditore agricolo di Confagricoltura”.

Qual è il risultato?

“Il risultato è che siamo costretti ad aumentare i costi di produzione che non vengono ripagati dai mercati. Perché, di contro, i mercati sono invasi da prodotti che vengono da tutto il mondo, prodotti non tracciati, prodotti che, spesso , vengono confusi con i nostri. In questo caso, ho sostenuto più volte, i fregati siamo in due: l’imprenditore agricolo che produce ed il consumatore che, poi, si trova a comprare nei banchi della grande distribuzione, nei supermercati, prodotti che siciliani non sono, ma che vengono spacciati per prodotti siciliani. Ovvero, pur consapevoli che sono prodotti non italiani, il consumatore acquista ortofrutta sottoposta a disciplinari di produzione vietati in Italia. Recentemente a Siracusa, patria dei limoni, si vendevano limoni spagnoli trattati con fitofarmaci vietati dalla legge italiana perché ritenuti cancerogeni”.

Cosa bisogna fare?

“E’ necessario rivedere gli accordi euro mediterranei, applicare seriamente la legge sulla tracciabilità, rivedere la normativa sul lavoro in agricoltura, sul caporalato, legge ritenuta giustissima dagli agricoltori e da Confagricoltura, ma che contiene specifiche misure che prima erano considerati reati amministrativi e che oggi, invece, vengono sanzionati come reati penali. Infine, provare a ridurre la tassazione sul lavoro in agricoltura. L’Italia è uno dei Paesi in Europa con la più alta pressione fiscale. Invece che immaginare di non far lavorare le persone, e dargli pure dei soldi, sarebbe necessario sostenere le imprese dando incentivi sul lavoro e tutelando la produzione”.

Il Programma di sviluppo rurale ha incentivato le imprese agricole?

“La regione siciliana, essendo ancora area ad obiettivo uno, ha avuto più finanziamenti PSR rispetto ad altri territori. Però, nonostante gli sforzi della Regione, per la programmazione 2014 /2020, sono stati pochissimi i finanziamenti che i nostri imprenditori hanno ottenuto, nonostante il loro interesse. In provincia di Agrigento sono stati in molti ad immaginare di attingere da fondi comunitari per la ristrutturazione di immobili, per l’innovazione, per l’accoglienza turistica. Molti giovani vogliono investire in agricoltura. Sul bando dei giovani agricoltori, ahimè, cosa mai vista a mia memoria, si sono susseguite 4 graduatorie definitive ed ancora la Regione stenta a fare decreti di concessione ai giovani. Tutto questo sta servendo più agli avvocati, per fare valere i diritti degli agricoltori, che agli agricoltori stessi, per il rilancio delle proprie aziende”.

Confagricoltura recentemente ha puntato il dito sulla raccolta differenziata, perché?

“Si! Faccio una premessa; ad aprire i lavori del convegno sarà monsignor Melchiorre Vutera che porterà il saluto di sua Eminenza il Cardinale Francesco Montenegro. Vogliamo, infatti, partire dall’Enciclica di Papa Francesco che ha lanciato un monito sull’ambiente, sulla natura, sull’agricoltura. I rifiuti rappresentano un annoso problema per l’imprenditore agricolo. La raccolta differenziata ha, di fatto, trasformato le nostre campagne in discariche a cielo aperto. La raccolta differenziata nei Comuni non funziona bene e l’abbandono indiscriminato dei rifiuti rischia di inquinare la nostra agricoltura ed i nostri prodotti. Abbiamo casi tangibili di aziende in regime biologico che si sono visti richiamare dagli organismi di controllo proprio per la presenza di rifiuti nei loro terreni, chiaramente non abbandonati da loro. Il rischio è quello di non avere rilasciata la dovuta certificazione. Immaginate, dunque, un imprenditore che con amore, pazienza e sacrificio coltiva con disciplinare biologico, che comporta già una riduzione della produzione, per poi non vedersi rilasciato il certificato dall’organismo preposto perché altri hanno lasciato rifiuti nel suo terreno. E’ necessario, dunque, che ci sia un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli. Per tutto questo ed altro ancora, Confagricoltura ha organizzato il convegno di sabato che vedrà diversi “attori” locali confrontarsi sul futuro dell’agricoltura”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA