Giornata mondiale delle api
In Sicilia annata ricca per il miele e a Trecastagni nasce l’apiario indoor dove cenare con le api
Quest'anno produzione assicurata grazie alle piogge, ma il benessere delle api è sempre borderline. La loro tutela passa per la promozione di pratiche agricole sostenibili
L’annunciata stagione positiva per la raccolta del miele – a giudicare dalle fioriture abbondanti grazie alle piogge cadute nel momento giusto – non cancella il trend in Sicilia di un’irreversibile desertificazione e, quindi, il timore sul benessere delle api. Parola di Antonino Coco, presidente Aras (Associazione regionale apicoltori siciliani). «Non abbiamo ancora dati definitivi, ma secondo l’orientamento attuale ogni alveare dovrebbe assicurare mediamente 15/20 kg di miele, una quantità che l’anno scorso era praticamente inesistente con l’80% della produzione perduta a causa della siccità».Quest’anno in qualche modo si sono “regolarizzate” anche le perdite del patrimonio apiario (“solo” il 20% delle popolazioni di api sono morte) a fronte del disastroso 2024 che ha dimezzato le “inquiline” al lavoro nelle arnie.

Notizie che fanno tirare un moderato sospiro di sollievo ai 460 apicoltori (soci Aras) che si occupano in Sicilia di 45mila alveari. «Gli obiettivi oggi sono la valorizzazione delle nostre api, considerata la morte di molti insetti impollinatori a causa delle pratiche di coltivazione aggressive che fanno uso di pesticidi – sostiene Coco -. Dico sempre che noi siamo un po’ come Colapesce, reggiamo da soli la “colonna” della sostenibilità agricola. Dal nostro punto di vista l’apicoltura ha bisogno di pratiche agricole sostenibili e di un sostegno al reddito per chi la pratica. Inoltre In merito alla direttiva Breakfast dell’Ue (sull’etichettatura chiara per il miele che proviene dall’estero ndr) quello che ci aspettiamo come apicoltori è che venga applicata il più rapidamente possibile perché le previsioni sono che sarà pienamente operativa tra quattro anni e molte aziende apistiche potrebbero non farcela».

La Giornata mondiale delle api che si celebra domani ripropone quindi lo stretto legame fra la cura dell’ambiente e la stessa esistenza di questi super insetti. Perché si celebra il 20 maggio è presto detto. È la data di nascita di Anton Janša (1734-1773), sloveno, considerato il papà dell’apicoltura moderna su scala mondiale. Cresciuto in una famiglia che possedeva più di cento alveari, sviluppò fin da piccolo una particolare passione per le api. Il suo vero talento sarebbe stato la pittura, ma decise di diventare apicoltore professionista.La sua creatività lo portò a rivoluzionare la pratica dell’apicoltura introducendo diverse novità a partire da un nuovo design per le arnie, dal perfezionamento delle tecniche di produzione del miele di grano saraceno, fino alla definizione del ruolo dei fuchi e delle api regine, tanto da scriverne un manuale. Alla fine trovò persino un modo per fondere il suo talento artistico con la sua passione per l’apicoltura dipingendo i pannelli delle arnie e divulgando questa tradizione ancora praticata in Slovenia. Le sue ricerche e la sua fama attirarono anche l’attenzione dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria che lo nominò insegnante ufficiale di apicoltura alla corte asburgica di Vienna. Dopo la sua morte, i suoi libri diventarono i manuali ufficiali dell’apicoltura in tutto l’Impero asburgico.

Proprio per onorare il suo lavoro di sensibilizzazione sull’importanza delle api, l’Associazione degli apicoltori della Slovenia, con il sostegno della Repubblica di Slovenia, si occupò di promuovere alle Nazioni Unite l’iniziativa di celebrare il compleanno di Anton Janša, il 20 maggio, come “Giornata mondiale delle api”. E proprio il 20 maggio, in territorio di Trecastagni, verrà inaugurato il primo apiario indoor d’Europa all’interno del Rifugio delle api dell’Etna, creato da Basilio Busà, biologo, apicoltore, e una sorta di Janša di casa nostra. Ha creato, infatti, sette arnie “a vetro”, poste all’interno di un casolare in cui una popolazione di 140mila api api può vivere in maniera stabile tutto l’anno. I visitatori, potranno osservarle tranquillamente degustando un bicchiere di vino accompagnato da prodotti tipici alla luce di candele realizzate a mano con la stessa cera prodotta dalle api. Il tutto mentre il ronzio “ipnotizzante” delle famiglie di api sarà l’unico “suono” che si ascolta immersi nel bosco.

«L’obiettivo è quello di avvicinarsi nel modo più autentico possibile al mondo delle api – spiega Busà -. Avere un contatto con un’arnia nella sua quotidianità, non in una versione dimostrativa estemporanea per turisti, ma in una versione di studio, nella tranquillità delle mansioni dell’arnia e delle varie condizioni. Ognuna delle sette arnie (ce n’è anche una ad altezza bambino ndr) è come un “bio” quadro, con una facciata sempre diversa perché non tutte le famiglie di api si muovono e lavorano alla stessa maniera ed è anche l’occasione per osservare l’evoluzione di un’arnia. La mia idea è far i modo che i visitatori si possano riconnettere con i profumi e i “rumori” delle api, ci sono degli studi anche sulla frequenza benefica del ronzio delle api. È anche un modo per “far pace” con l’atavica paura delle api, qui ci si può avvicinare a loro senza problemi, si possono filmare e fotografare senza disturbarle, né temere di essere punti. ricordiamoci che l’ape è sempre un “animale” selvatico».
Anche Busà pone l’accento sui cambiamenti climatici. «Quest’anno tutti gli apicoltori sono felici perché le arnie sono piene, di miele ma i cambiamenti climatici sono comunque in azione, e anche un’elevatissima piovosità fa parte di questi cambiamenti. Sappiamo però che la tendenza è sempre quella dell’aumento delle temperature e che la Sicilia va incontro alla desertificazione. Se quest’anno è andata bene non significa che sia cambiata la direzione e siamo sulla strada giusta, abbiamo solo avuto un’ottima annata e di questo bisogna essere consapevoli».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA