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IL RAPPORTO ECOMAFIA 2021

Reati ambientali, la Sicilia seconda in Italia dopo la Campania

Dall'annuale dossier di Legambiente si evince come i lockdown non abbiamo inciso più di tanto sulle infrazioni contro il territorio

Di Redazione |

Sempre alta l’incidenza dei reati ambientali accertati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (ossia Sicilia, Campania, Puglia e Calabria), esattamente 16.262, il 46,6% del totale nazionale, con 134 arresti, nel 2019 erano stati 86. Nella classifica regionale dei reati ambientali, Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite. Ma al quarto posto quest’anno sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. E’ quanto emerge dal Rapporto Ecomafia 2021 di Legambiente. 

La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti. Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi, ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021. 

Lo  denuncia il nuovo rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente.L’Ecomafia quindi non conosce lockdown: nel 2020, anno della pandemia di Covid-19, in Italia sono stati 34.867 i reati ambientali accertati (+0,6% rispetto al 2019),  con una media di oltre 95 reati al giorno, 4 ogni ora. In aumento le persone denunciate (33.620, +12%), le ordinanze di custodia cautelare eseguite (329, +14,2%), i sequestri effettuati (11.427, +25,4%). Scende il numero complessivo dei controlli, da 1.694.093 a 1.415.907 (-17% rispetto al 2019).

Il 46,6% del totale nazionale dei reati ambientali accertati (16.262) si sono verificati come detto in Sicilia, Campania, Puglia e Calabria, regioni dove la criminalità organizzata è storicamente radicata.

Un quadro che il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ha definito "preoccupante": «C'è un livello di attenzione troppo basso, a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Pnrr. Alzare il livello dei controlli è fondamentale, così come completare e rafforzare il sistema normativo, ad esempio inserendo i delitti ambientali tra i reati per cui è possibile prorogare i termini di improcedibilità». 

L’emergenza sanitaria non ha bloccato nemmeno gli incendi boschivi: 4.233, +8,1% rispetto al 2019. Poco meno di uno ogni ora i reati contro gli animali – 8.193, il 23,5% del totale di quelli ambientali – con 6.792 persone denunciate, oltre 18 al giorno, 5.327 sequestri e 33 arresti. Numeri comunque in difetto rispetto alla realtà. 

A risentire del lockdown sono stati i reati relativi al ciclo dei rifiuti: -12,7% rispetto al 2019, ma più arresti (+15,2%). Reati in leggera flessione anche nel ciclo del cemento (-0,8%). Il valore complessivo del fatturato illegale sul traffico di rifiuti è stimato nel 2020 in 10,4 miliardi di euro (-09 sul 2019), mentre aumenta quello sugli investimenti a rischio in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, dagli appalti alla gestione dei rifiuti urbani, a quota 11,2 miliardi di euro. Fermi gli abbattimenti degli abusi edilizi: dal 2004 al 2021 emesse 57.250 ordinanze di demolizione, ma ne sono state eseguite solo il 32,9%, con significative differenze tra Nord e Sud. La Puglia ha il record negativo con il 4%.

Aumentano i controlli sulle archeomafie (+32%) e diminuiscono i furti (-18%), le persone denunciate e gli arresti. Il Lazio, con il 14,7% del totale nazionale, è la regione dove si registra il maggior numero di furti, seguita da Puglia (11,6%), Toscana (10,6%) e Campania (9%).

Per quanto riguarda le agromafie: il primo posto per numero di infrazioni accertate va alle importazioni di prodotti alimentari (8.786), seguito da quello sui prodotti ittici in generale (6.844).

Nel corso del 2020 sono stati 293 i reati di caporalato accertati, 0,80 al giorno, sabato e domenica compresi, 254 le denunce penali e amministrative presentate e 43 gli arresti.Nel 2020 sono finite sotto sequestro più di 15 tonnellate di shopper di plastica prodotte con materiali non rispondenti ai requisiti di legge. Infine, il Commercio illegale dei cosiddetti F-gas, i gas refrigeranti più utilizzati nel mercato, dannosi per il loro effetto serra: in due operazioni a febbraio 2021 sono state intercettate oltre 14,5 tonnellate provenienti dalla Turchia ma prodotti in Cina. Secondo gli investigatori, l’Italia sarebbe al centro dei flussi illegali di gas refrigeranti introdotti in Europa, provenienti soprattutto dai corridoi dell’Est. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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