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«No allo scempio del Val di Noto  e delle sue terre»

La "crociata" a tutela del paesaggio della produttrice di vino Marilina Paternò, da sola contro il parco fotovoltaico che dovrebbe sorgere a monte dalla riserva di Vendicari

Di Carmen Greco |

Noto. Ci sono battaglie che vale la pena combattere. Anche in solitudine. Lo sa bene Marilina Paternò, produttrice di vino biologico in quel di Noto, contrada San Lorenzo, proprio in quei vigneti che guardano da un lato alla capitale del Barocco, dall’altro al mare di Vendicari. Un posto da sogno, in quel Sud Est della Sicilia che aspira a diventare la mecca del turismo di lusso strizzando l’occhio alla sostenibilità, alla ricchezza enogastronomica, al rispetto della natura, in una parola un luogo in cui faticosamente si coltiva il valore dal cambiamento.  Ma c’è visione e visione per arrivare a questa consapevolezza.

E quella immaginata da chi amministra questo lembo di terra non corrisponde a quella per cui Marilina Paternò e la sua famiglia lavorano ormai da 22 anni. Proprio qui, infatti, si è scelto di installare (con il via libera della Regione alla società Limes Renewable Energy che ha già ottenuto parere favorevole sulla Valutazione di impatto ambientale) un parco fotovoltaico di 200 ettari, a monte della riserva naturale di Vendicari, un progetto contro il quale, si erano schierati – almeno nove mesi fa – il sindaco di Noto Corrado Figura, il “Consorzio di Tutela Val di Noto”, “La Strada del Vino e dei Sapori del Val di Noto”, rappresentanti di associazioni sul territorio, produttori e operatori agricoli. Vale la pena ricordare che su queste terre le doc, e le igp fioccano, dal pomodorino di pachino, al vino e alle mandorle di Avola, dal limone di siracusa, all’olio Monti Iblei, ai vini Noto, Eloro, per finire alla carota di Ispica. Il sindaco di Noto Corrado Figura, aveva annunciato in pompa magna due ricorsi al Tar contro il parco fotovoltaico che improvvisamente si sono dissolti al sole e, ad uno ad uno, tutti i partner di una protesta ritenuta all’inizio dell’anno “sacrosanta” si sono sfilati. 

«All’indomani della presa di posizione del sindaco di Noto che aveva annunciato la presentazione di due ricorsi al Tar – racconta Marilina Paternò – con le altre associazioni si era già deciso di presentare dei ricorsi che avrebbero contribuito e sostenuto la posizione del Comune e già solo il fatto che questo avrebbe comportato della spese ha fatto scappare una parte degli attori della protesta. Poi, improvvisamente, siamo venuti a conoscenza che il Comune di Noto aveva ritirato i ricorsi al Tar, senza dire nulla. Da quel momento nessuno ha più sostenuto questa battaglia e siamo rimasti da soli. A parte il discorso delle spese giudiziarie da affrontare, è stata messa in giro la voce che, in caso di ricorso respinto, la società avrebbe potuto chiedere i danni e rivalersi contro chi l’aveva presentato. Una chiacchiera “da bar dello sport” che è passata come verità quando non è assolutamente vero, perché una persona fisica o giuridica che difende i propri interessi non risponde degli eventuali danni (codice alla mano) causati o causabili nei riguardi di un terzo. Strade del vino del Consorzio Val di Noto che sono le organizzazioni di cui facevamo parte hanno assunto la decisione di abbandonare la battaglia (peraltro senza convocare le rispettive assemblee in cui si sarebbe dovuto dare la parola ai soci) e alla luce di tutto ciò ci siamo dimessi da entrambe le associazioni». Ora che farete? «Andremo avanti da soli, noi non ci fermiamo. C’è il nostro ricorso pendente al Tar di Cataniae se necessario andremo al Cga, in Cassazione e perfino davanti alla Corte di Giustizia europea. Siamo disposti ad andare davanti a qualsiasi giudice. Le sirene del guadagno che pure, ci sono state proposte, non ci interessano. Saremo la loro spina del fianco». Davide contro Golia… «Ci stiamo bene in questo ruolo. Per noi rispetto del territorio e dell’agricoltura sono basilari. Le 10mila persone che ci vengono a trovare ogni anno ci ringraziano per come conserviamo questi luoghi con il nostro lavoro. Arrivano qui e dalle vigne guardano il mare. Che cosa vedranno in futuro? Un km di pannelli fotovoltaici industriali senza soluzione di continuità al posto di vigneti, uliveti, orti? Il paesaggio è un valore e ancora non lo hanno capito. Stanno facendo lo stesso errore di 60 anni fa quando venne distrutta la costa fra Augusta e Priolo per farci le raffinerie». Si potrebbe obiettare che le serre di plastica non siano un bel vedere comunque… «Vero, ma quella è comunque agricoltura, capisco che non sia una bella cosa dal punto di vista estetico, ma dà lavoro a tantissime persone e porta reddito. Le serre però si possono smontare, bonificare e riportare il terreno all’origine. Nel momento in cui impianta fotovoltaico a terra, su terreni agricoli e ce lo lasciano per 30 anni, quel terreno nel frattempo sarà distrutto. Finirà come a Priolo, gli impianti verranno chiusi, ma resteranno le macerie e la riconversione è un miraggio. E tutto questo mentre ci si riempie la bocca di tutela del paesaggio, dell’ambiente e transizione ecologica? Cosa proponete? «Innanzitutto che la Regione faccia proprie le direttive del ministero che dicono di non impiantare il fotovoltaico industriale nelle aree Unesco, di grande pregio naturalistico e dove c’è un’agricoltura di altissimo livello qualitativo. Poi che i pannelli si installino altrove, tetti di capannoni, aree dismesse, cave, aree non produttive, parcheggi, tutti luoghi idonei per gli impianti. Bisogna gestire bene questa fase: consentire la messa in posa di impianti fotovoltaici su suolo agricolo produttivo senza nessuna regola può compromettere fortemente la capacità produttiva, in una fase nella quale abbiamo bisogno di garantirla». 

Sulla vicenda ha preso posizione la comunità Terra e Liberazione tramite il suo fondatore portavoce Mario Di Mauro.  "Nelle nebbie di guerre energetiche secolari, che vanno studiate prima di poterne parlare – ha dichiarato in una nota – la Sicilia è rifornimento di benzina d'Italia e Hub energetico "eco-rinnovabile" di un' Europa allo sbando… Dall'Olocausto petrolchimico al Desert Techt fotovoltaico fino alle gigantesche wind far off shore… la logica coloniale di saccheggio si prende anche il Sole e il Vento. E le "bollette" siciliane sono -in realtà- le più alte d'Europa: e non è certo "colpa" dell'insularità "periferica e handicappata". Ora arriva anche la Mafia usuraia… ma è l'ultimo anello nella "catena del disvalore" che trasforma l'Isola del Tesoro in riserva indiana: sterilizzata. C'è un problema di CoScienza geografica e storico-culturale… Sosteniamo -da un quarantennio- chiunque si opponga a questo saccheggio neocoloniale.

“No ai mega parchi fotovoltaici nei terreni vocati all’agricoltura e a ridosso dell’oasi naturale di Vendicari ( e in zone Unesco )", è quanto ha scritto, invece, in una nota l'associazione dei residenti di Noto “Le Contrade di Vendicari” rivolgendo un accorato appello al neo eletto presidente della regione siciliana Renato Schifani. “Quanto denunciato stamani dai produttori di vino biologico della Cantina Marilina lo sosteniamo da tempo. La Regione ha autorizzato la nascita di enormi campi fotovoltaici per un’estensione di 200 ettari e nei terreni a ridosso dei pantani di Vendicari, zone di vigneti e uliveti, patrimonio dell’Unesco come tutta la Val di Noto e luoghi di immenso valore naturalistico. Non è possibile! Se Regione e Comune di Noto accettano questo scempio vuol dire che ci sono ragioni oscure che dovranno spiegare a tutti i siciliani. Il presidente Schifani, persona perbene, chiarisca la sua posizione adesso, prima che sia troppo tardi, e faccia in modo di vederci chiaro. Per il bene di tutti ma soprattutto del nostro meraviglioso territorio”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA