«Addiopizzo» lancia un video anti-racket per raccogliere fondi

Di Redazione / 15 Settembre 2014

CATANIA – Raccogliere fondi per sostenere la lotta al racket di Addiopizzo Catania, Palermo e Messina e allo stesso tempo convincere le vittime del pizzo a denunciare. È l’obiettivo di un cantautore catanese, Paolo Antonio, che ha arrangiato uno dei suoi brani, «Piacere Salvatore», e ne ha fatto un videoclip virale, uno di quei video che si condividono su Facebook per raggiungere più persone possibile, che è possibile acquistare su iTunes, Google Play e nei principali store digitali a 0,99 euro.
La raccolta fondi, denominata «Salvatore taglia il pizzo», sarà presentata dopodomani a Catania alle 10.30 nella sede di Addiopizzo di via Grasso Finocchiaro 112.
Il brano racconta la storia di un imprenditore siciliano che non trovando lavoro pensa di aprire un’attività e si ritrova a fare conti con la burocrazia e a subire la richiesta del pizzo, che arriva puntuale dopo qualche settimana. Salvatore decide di denunciare. Va controcorrente e si libera dal pizzo, che nel video viene ironicamente rappresentato con un pizzetto attaccato sul mento, tagliato via da un carabiniere-barbiere. La regia è dei Fratelli Bruno e Fabrizio Urso. L’arrangiamento è di Carlo Longo. «Con questo video – spiega Paolo Antonio – voglio incoraggiare tutti gli imprenditori che si trovano in questa situazione a denunciare immediatamente. La vivacità del brano, che è un vero e proprio tormentone, serve proprio a sdrammatizzare la richiesta del pizzo per far passare il messaggio che denunciare è possibile». «Inoltre – aggiunge il cantautore – vorrei dare un aiuto concreto a chi ogni giorno è in prima linea nella lotta al racket, così ho avuto l’idea di lanciare una raccolta fondi e di chiamarla proprio Salvatore taglia il pizzo». Il video è autoprodotto, realizzato senza il sostegno di sponsor né di etichette discografiche. Tutti i personaggi sono interpretati da Paolo Antonio che indossa i panni ora di Salvatore, ora del mafioso in un divertente gioco delle parti. «Diversi travestimenti – conclude Paolo Antonio – che vogliono mostrare una Sicilia fatta di siciliani un po’ vittime e un po’ carnefici di sè stessi, dove tutti hanno qualche responsabilità».

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