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Catania, il giallo della morte della dottoressa “amica” dei clan

La dottoressa Maria Costanzo, 65 anni, trasportata in ospedale morente. Disposta l’autopsia. Era stata arrestata il 19 luglio del 2012 con l’accusa di favorire affiliati ai «Carrateddi»

Concetto Mannisi

11 Gennaio 2015, 01:01

Catania, il giallo della morte della dottoressa “amica” dei clan

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CATANIA – Un decesso e mille perplessità. La Catania dei «gialli» sembra essersi arricchita di un nuovo caso: quello legato alla morte della dottoressa Maria Costanzo, medico in pensione dell’ospedale «Vittorio Emanuele», da anni sospettata di essere fin troppo vicina agli esponenti della criminalità organizzata cittadina. Sessantasei anni da compiere nel prossimo mese di maggio, la professionista, che era andata in pensione giocoforza da circa un anno, ha accusato un malore ieri mattina presto. Trasportata di gran carriera proprio all’ospedale «Vittorio Emanuele» grazie anche all’ausilio dei vigili del fuoco (la sua mole non ha reso semplici le operazioni di soccorso), la donna è deceduta poco dopo il ricovero. Un decesso che, però, ha fatto sorgere più di un dubbio in chi aveva preso il caso “in carico”.  

 

E’ stata disposta l’autopsia, ciò mentre veniva informata la Procura che, attraverso i carabinieri, disponeva il sequestro immediato delle cartelle cliniche relative. Una procedura più che inconsueta, se non si sospettasse che dietro questa morte passa esserci qualcosa di più di un semplice malore. E ciò proprio in relazione al passato “turbolento” della professionista.  Sarebbero stati alcuni valori riscontrati nelle analisi cui è stata sottoposta la dottoressa in pensione   convincere i medici dell’ospedale «Vittorio Emanuele» a richiedere l’autopsia. 

 

Della dottoressa Costanzo hanno parlato, infatti, svariati collaboratori di giustizia, i quali hanno riferito dei rapporti della donna con esponenti di livello della criminalità organizzata. Nel dettaglio fu raccontato che la professionista già nel 1992 si era recata in un’abitazione di corso Indipendenza per medicare Orazio Pardo, personaggio storico della criminalità organizzata cittadina, rimasto ferito in un agguato. Ma quello non fu l’unico caso.   

 

Il più recente e clamoroso riguarda, infatti, Alessandro Bonaccorsi, considerato personaggio di spicco del clan dei “Carrateddi” (ma soltanto omonimo dei componenti della storica famiglia Bonaccorsi), che attraverso Maria Costanzo sperava di riacquisire parzialmente la libertà, ovvero attraverso i domiciliari, per tornare a gestire un lucroso traffico di droga. Orbene, approfittando della pancreatite di cui si era ammalato, conseguenza della ferita rimediata nella sparatoria di via Poulet in cui nel ‘97 venne ucciso Massimiliano Bonaccorsi (fratello di Ignazio e Concetto), il “boss” concordò con la Costanzo un’operazione d’urgenza che si sarebbe dovuta eseguire in seguito a un malore improvviso del detenuto (ma, in effetti, stabilito in base ai turni della donna). Durante tale intervento il medico avrebbe dovuto provocare la lacerazione del pancreas, che avrebbe impedito definitivamente la detenzione carceraria. 

 

La Costanzo, per tale “favore”, avrebbe dovuto ricevere denaro, gioielli e persino giochi elettronici per i nipoti. La cosa non andò in porto perché la polizia, temendo per l’incolumità del Bonaccorsi (l’intervento era molto pericoloso), decise di visitare il reparto, provocando la “fuga” della donna. E quando la moglie di Bonaccorsi si fece sotto, la Costanzo la liquidò così: «Hai parlato assai, mi vengono ad arrestare... ».