Catania, morta piccola Smeralda paziente-simbolo metodo Stamina
La bambina, 4 anni, disabile per i postumi di un’asfissia da parto, aveva fatto le infusioni all’ospedale di Brescia fino a quando il ministero non ha fermato la cura. Il dolore del padre
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CATANIA - È morta a Catania Smeralda, 4 anni, disabile per i postumi di un’asfissia da parto, che era una delle piccole pazienti simbolo a favore del metodo Stamina. Per lei il Tribunale di Catania aveva più volte imposto le infusioni in ospedale a Brescia fino a quando il ministero non ha bloccato la cura. La piccola ha una sorella gemella che sta bene. La notizia si legge sul profilo Facebook del padre, che scrive: «Sei stata la mia migliore maestra di vita amore mio. Ora sei volata via e non credo di averlo realizzato ancora... vorrei accompagnarti perché una bimba non può stare da sola nemmeno per un secondo».
Durante il parto gemellare ci sono stati problemi e Smeralda subì un’asfissia che le procurò gravissimi danni cerebrali, rendendola non autonoma. La piccola viveva legata a un respiratore esterno bloccata a letto. I suoi genitori, oltre alla sorella gemella di Smeralda, hanno anche un bambino di sei anni. La piccola Smeralda era stata spesso protagonista di striscioni dei tifosi della Catania che avevano sposato la sua causa e la sua battaglia per la vita anche perché il padre era molto conosciuto e stimato nell’ambiente rossazzurro. Gli stessi gruppi organizzati della Curva Nord, attraverso un profilo Facebook a loro riconducibile, annunciano la sospensione, per rispetto del lutto, dei preparativi per l'allestimento di una coreografia in occasione della prossima partita casalinga contro la Ternana.
In una nota il movimento “Vite sospese” e l’associazione “Sicilia risvegli onlus” chiedono al Comune di dichiarare il lutto cittadino il giorno dei funerali della bambina: «Dopo quattro anni di lotta - scrivono le associazioni - la piccola Smeraldina di Catania, una delle bambine che erano in cura con il metodo Stamina, e che è stata privata della terapia nella quale la sua famiglia credeva e che le aveva dato giovamenti certificati nelle sue cartelle cliniche, ci ha lasciati».