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Coronavirus, la storia del quadro di Santa Rosalia in quarantena che finisce in quarantena

Di Alessandra Baldini |

Per la seconda volta nella sua plurisecolare esistenza, la «Santuzza» di Palermo aspetta al Metropolitan Museum di New York la fine di un’epidemia. La grande pala di Santa Rosalia che intercede contro la peste, dipinta da Antoon Van Dyck mentre era in quarantena in Sicilia, si trova nel suo luogo designato, al centro della grande mostra “Met at 150» che a partire della prossima settimana avrebbe dovuto celebrare il 150esimo anniversario del museo e invece, come ogni altro evento culturale in città, è caduta vittima del coronavirus.

Van Dyck era arrivato a Palermo nel 1624 su invito del vicerè spagnolo che voleva farsi ritrarre dal giovane ma già affermato artista di corte. Di lì a poco la città fu colpita da una pestilenza che provocò 10 mila morti, tra cui lo stesso vicerè, pari al 10 per cento della popolazione.

Il 25enne pittore fiammingo guardava con orrore dal suo isolamento la chiusura del porto, gli ospedali incapaci di reggere l’afflusso degli infetti, i lamenti dei malati e dei moribondi nelle strade. Un barlume di speranza alla città in ginocchio lo diede la scoperta, da parte di un gruppo di Francescani, di resti di ossa tra cui un cranio che l’arcivescovo Giannettino Doria attribuì a Santa Rosalia, nobile della famiglia dei Sinibaldi, vissuta nel dodicesimo secolo.

Le reliquie furono portate in processione l’anno dopo attraverso le strade, mentre i casi di contagio si abbassavano: la «Santuzza» aveva salvato la città.

Spodestando altri santi come Cristina, Oliva, Ninfa e Agata, Rosalia resta a oggi la patrona di Palermo. Van Dyck la dipinse quasi 400 anni fa mentre vola gloriosamente sopra la città sostenuta da ali di cherubini sovrapponendo strati di pittura sopra un suo autoritratto non finito.

Il quadro al Metropolitan è uno di cinque della santa creati dal pittore nei giorni della quarantena. Un anno dopo la fondazione nel 1870 fu anche uno dei primi acquisti del Met che in questi giorni l’ha messo in mostra, senza che possa essere visto dal pubblico, all’ingresso di «Making the Met: 1870-2020,” la rassegna principale organizzata nell’ambito delle celebrazioni per l’anniversario. Il museo, che ha chiuso il 13 marzo non prevede di riaprire, se tutto andrà bene, prima di luglio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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