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Crocetta è rimasto senza Megafono

Crocetta è rimasto senza Megafono

Di Lillo Miceli |

Il sogno di Rosario Crocetta è mettere in ordine il bilancio, tagliare gli sprechi, fare decollare lo sviluppo, eliminare le differenze tra ricchi e poveri, rendere gli ospedali modelli di eccellenza, avere autostrade efficienti, treni veloci… Purtroppo, si può fare il presidente della Regione solo per due mandati consecutivi. Sognare non costa nulla. E solo provandoci, i sogni possono diventare realtà. Il politico Crocetta ha anche sognato di potere dare vita ad un movimento politico in grado di fare emergere le contraddizioni del sistema partitico, provando a scardinarlo. Ed in parte c’è riuscito, fondando il «Magafono» che ha portato all’Ars cinque deputati che da qualche tempo non nascondevano l’insofferenza per la poca attenzione, a loro dire, che il Fondatore prestava alla sua creatura. Così ieri hanno deciso di cambiare nome al gruppo parlamentare all’Ars, che non si chiamerà più «Megafono- Lista Crocetta», ma «Territorio e Socialisti», gruppo a cui hanno aderito tutti e cinque i deputati, ritenuti fino a ieri crocettiani di ferro, quasi dei pretoriani. E che comunque giurano di volere continuare a sostenere il presidente della Regione. Secondo alcune interpretazioni, la scelta sarebbe maturata dopo la nomina ad assessore, in quota Megafono, di Michela Stancheris, già assistente parlamentare di Crocetta a Bruxelles. E, poi, candidata al Parlamento europeo, ma senza riuscire a centrare l’obiettivo. Il presidente della Regione avrebbe attribuito l’insuccesso allo scarso impegno dei cinque parlamentari in campagna elettorale. Insomma, una rottura che viene da lontano. Così il Megafono, da forza politica che avrebbe dovuto strutturarsi con tanto di statuto ed adesioni nel territorio, è stato cancellato dalla geografia dell’Ars. Una decisione che a Crocetta non è certamente piaciuta e non ha fatto nulla per nasconderlo: «Per quanto mi riguarda – ha sibilato – possono andare all’opposizione». Ed ha definito il cambio di denominazione del gruppo parlamentare, “un golpe”. «Ho evitato – ha aggiunto – che la burocrazia si impadronisse del Megafono, che rimane un movimento d’opinione come il “big bang” di Renzi, ora più che mai animato dai giovani che hanno entusiasmo e non pensano al potere e ad incarichi di sottogoverno». A compiere lo strappo, sono stati il capogruppo Giovanni Di Giacinto, Nino Oddo, Nello Dipasquale, Giambattista Coltraro e Antonio Malafarina. «Non riesco a capire – ha insistito Crocetta – il motivo per cui sono andati via. Il Megafono non è una struttura burocratica di persone che diventano deputati e impongono la loro leadership. Ciò che hanno fatto mi sembra vecchia politica. Il Megafono sarà più forte di prima». E il sogno continua.

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