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Depistaggio Borsellino, in aula le lacrime del pm indagato Palma "Io, accusata ingiustamente"

Redazione La Sicilia

13 Dicembre 2019, 19:15

Caltanissetta, 13 dic. (Adnkronos) - (Dall'inviata Elvira Terranova) - Le lacrime arrivano a sorpresa, all'improvviso, durante la deposizione fiume nell'aula Loforti del Tribunale di Caltanissetta. "Io adoravo il giudice Borsellino e ora mi ritrovo ad essere attaccata dai suoi familiari. Non lo tollero, perché è profondamente ingiusto. Io a questo Stato ho regalato il 50 per cento della mia salute, oltre all'affetto di mio figlio che mi ha fatto perdere, per avere poi che cosa? Per essere indagata ingiustamente. Non lo tollero, no". Annamaria Palma Guarnier è un fiume in piena. L'Avvocato generale di Palermo, che vieta le riprese e non si fa inquadrare dalle telecamere, depone al processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio che vede alla sbarra tre poliziotti: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia aggravata in concorso perché avrebbero partecipato al depistaggio. Il magistrato risponde alle domande dei pm da indagata di reato connesso perché sotto inchiesta a Messina per calunnia aggravata dall'avere favorito Cosa nostra, insieme con il pm Carmelo Petralia con l'accusa di avere contributo al depistaggio. Una deposizione lunghissima in cui Annamaria Palma, difesa dagli avvocati Roberto Tricoli e Massimiliano Miceli, ripercorre le tappe della sua carriera e le indagini sulla strage Borsellino che coordinò a partire dal luglio 1994.

Ha ricordato anche i suoi rapporti "personali e familiari con il giudice Paolo Borsellino "con cui abbiamo condiviso momenti bellissimi". A pochi metri dal magistrato c'è Fiammetta Borsellino ad ascoltarla in silenzio. Seduta su una panchina di ferro, con un mantello nero addosso per il freddo in aula, non profferisce parola neppure durante una pausa. Ma ha lo sguardo stanco, sofferente.

L'indagine su Annamaria Palma e Carmelo Petralia venne aperta nel novembre di un anno fa quando la Procura di Caltanissetta, che ha istruito il processo per il depistaggio delle indagini sull'attentato, ha trasmesso una tranche dell'inchiesta ai colleghi messinesi perché accertassero se nella vicenda, ci fossero responsabilità di magistrati. Così l'ufficio inquirente della città sullo Stretto ha aperto in un primo tempo un fascicolo di atti relativi. Che nel giugno scorso è diventata un'inchiesta per calunnia aggravata con alcune persone indagate, cioè i due magistrati Palma e Petralia. La Procura di Messina ha anche acquisito delle bobine con i brogliacci contenenti le intercettazioni di Vincenzo Scarantino che sono state inviate e depositate dalla Procura di Caltanissetta. Che ora chiede al Tribunale, come ha annunciato a fine udienza il Procuratore aggiunto Gabriele Paci, la perizia su una parte del brogliaccio redatto dagli operatori del gruppo 'Falcone e Borsellino' e sui nastrini relativamente a quelle parti in cui si indicano "interruzioni per guasti tecnici". Dalle registrazioni depositate emerge che alcune intercettazioni si sarebbero interrotte, tra cui quelle con i pm Palma e Petralia con Scarantino. E ora i magistrati vogliono vederci chiaro. Secondo un poliziotto ascoltato di recente al processo, Giampiero Valenti, in alcune occasioni, avrebbe avuto l'ordine di "interrompere le registrazioni con Scarantino", "quando doveva parlare con i pm". "Emerge una discrasia, le telefonate non corrispondono a quelle che emerge dai brogliacci", dice Paci.