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“Dodici Apostoli”, tre ragazze raccontano al giudice gli abusi del “santone”

Di Orazio Provini |

Catania – È durato quasi cinque ore il primo dei tre incidenti probatori previsti in Camera di consiglio, (Gip Anna Maria Cristaldi) dell’inchiesta “I 12 Apostoli” che il 2 febbraio scorso portò all’arresto di quattro persone e che evidenziò una serie di presunti abusi sessuali compiuti ai danni di minorenni, da Pietro Alfio Capuana, 73 anni, “guida spirituale” di una comunità laica di ispirazione cattolica finito in carcere.

Protette da un separé, sono state ascoltate tre delle quattro ragazze (parti offese, accompagnate dall’avvocato Tommaso Tamburino) i cui interrogatori erano previsti per ieri. Le tre ragazze, due delle quali oggi appena maggiorenni, un’altra ancora minorenne, hanno raccontato quanto avrebbero subito nel tempo, rispondendo alle domande del giudice, dei due rappresentanti dell’accusa (presenti il procuratore aggiunto Marisa Scavo e il sostituto Agata Consoli) e dei difensori degli indagati, avvocati Mario Brancato e Giada Taccia. Con l’incidente probatorio (procedura che rientra ancora nella fase d’indagine) si richiede di “formare” una prova già durante la fase delle indagini preliminari (o nell’udienza preliminare) prima che queste siano concluse e che si apra il processo; prova che successivamente, ed eventualmente, verrà portata dinnanzi al giudice o al Gup.
Massimo riserbo sui contenuti delle dichiarazioni rese ieri dalle ragazze, non sarebbero mancati però alcuni momenti delicati e di tensione, oltre che di comprensibile imbarazzo e fuori dall’aula sarebbe volato anche qualche insulto tra chi attendeva. Presente Pietro Alfio Capuana, tutt’ora detenuto e le tre donne poste dal 2 febbraio scorso, giorno degli arresti, ai domiciliari. Si tratta di Fabiola Raciti, Katia Concetta Scarpignato e Rosaria Giuffrida, quest’ultima moglie dell’ex deputato regionale Domenico “Mimmo” Rotella, coinvolto nell’inchiesta e indagato a piede libero insieme ad altre due persone: il sacerdote Orazio Caputo, accusato di avere violato il segreto del confessionale svelando l’esistenza dell’inchiesta e Salvatore Torrisi, ex presidente della congregazione “Associazione cattolica Cultura e Ambiente”. Per loro vennero richiesti gli arresti domiciliari, respinti però dal Gip. La Procura è però ricorsa a questa decisione e la settimana prossima è prevista l’udienza sul punto al tribunale del Riesame.
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