Notizie Locali


SEZIONI
Catania 13°

«La chiusura dell’autostrada A19 è una vera e propria tragedia»

«La chiusura dell’autostrada A19 è una vera e propria tragedia»

Di Redazione |

PALERMO – «È una tragedia, spero che qualcuno se ne renda conto. Ieri sera sono partita da Palermo poco dopo le 23 e sono arrivata a Caltanissetta intorno alle 2.15, più di tre ore di viaggio per poco più di cento chilometri. Per non parlare della sicurezza per chi è su un’auto blindata». È lo sfogo di Lia Sava, procuratore aggiunto di Caltanissetta, tra le “vittima” della chiusura dell’autostrada Palermo-Catania, che di fatto ha diviso in due la Sicilia. Il magistrato, che è sotto scorta da anni e che è costretta a viaggiare sull’auto blindata, pone anche un problema di sicurezza personale: «La strada che siamo costretti a percorrere dopo l’uscita di Scillato non è illuminata, è franata, non esistono i guardrail e farla con la blindata è pericolosissima», racconta. «E il Procuratore capo Sergio Lari, anche lui pendolare tra Palermo e Caltanissetta, si trova nella stessa situazione – dice ancora Lia Sava – È un problema serissimo. Probabilmente in futuro farò la Palermo-Agrigento e poi… ma si allunga ancora di più. Spero che si faccia subito qualcosa».   Dello stesso parere anche il Procuratore capo dei minori di Caltanissetta, Laura Vaccaro, <![CDATA[ fino all’anno scorso nella Dda di Palermo. Anche lei è una pendolare. «Anche se non faccio la strada tutti i giorni – spiega – però è un problema serissimo. Siamo tornati agli anni Cinquanta, senza autostrada. E per non parlare delle attività turistiche, economiche, in gravissimo pericolo. E non ho letto una riga sui giornali nazionali di questa tragedia». Laura Vaccaro ha due sorelle che viaggiano tutti i giorni da Favara, nell’Agrigentino, fino a Misilmeri e Palermo. «Si alzano alle quattro del mattino per potere raggiungere le scuole dove insegnano e le strade sono tortuose – denuncia ancora Laura Vaccaro – Perché ci costringono a vivere come nel Medioevo? E la cosa peggiore è che non vedo alcuna reazione».   Salvatore Sireci è, invece, un insegnante di scuola media. <![CDATA[ È stato tra i primissimi a subire il disagio dell’autostrada chiusa. Sireci insegna in una scuola di Castellana, nel cuore delle Madonie e vive a Cefalù (Palermo). «Quando c’è stato il crollo ero a scuola a Castellana e dovevo tornare a casa. Prima arrivavo in appena 50 minuti di strada – racconta – venerdì sera, per tornare a Cefalù ci ho impiegato quasi due ore e mezzo. Sono dovuto uscire da Cerda, raggiungere Caltavuturo e da lì l’uscita per l’autostrada. Il problema non è solo quello dell’autostrada chiusa. Ma le strade alternative sono impercorribili e impraticabili. È un disagio davvero enorme. Si tratta di strade franate, con cedimenti, è stata una vera e propria odissea percorrerla. In fila indiana per ore con mezzi in difficoltà. E se dovesse piovere il problema sarebbe ancora più grave perché il terriccio finirebbe sulle strade mettendo in pericolo gli automobilisti».   Cristina Chiummo è una manager che gira tutti i giorni la Sicilia in lungo e largo. Anche oggi era in viaggio. «Per andare a Catania sono andata da Palermo prima a Messina e poi a Catania – racconta la manager di una multinazionale Usa – è una fatica immensa». Anche venerdì Cristina Chiummo era sulla Palermo-Catania ed è stata costretta a fare la Statale per Cerda. «Quella non si può definire una strada – si sfoga – è una trazzera. Quella strada non è percorribile».

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
Di più su questi argomenti: