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La praticità e il sapore dello “street food” si sposano col fascino di un panino stellato

La praticità e il sapore dello “street food” si sposano col fascino di un panino stellato

Lo chef del Ma di Catania, Carlo Borghini, parla della tendenza culinaria del momento

Di Pierangela Cannone |

CATANIA – È divertente, poco impegnativo, economico e soprattutto gustoso. Così lo “street food”, o più semplicemente la “cucina di strada”, impazza. Come se il consumo di cibo pratico e veloce fosse diventato quasi il modus operandi culinario di una generazione sempre in corsa contro il tempo. Ma non è solo questo. Lo street food offre anche la possibilità di apprezzare la realtà gastronomica delle diverse culture. È sempre più proposto, infatti, nei locali, nelle gastronomie, ma anche in motoape itineranti, nei mercati. Di tutto il mondo. È celebre il panino newyorkese, fa impazzire quello londinese… E a Catania? Qui vince la forza della tradizione.   A confermarlo è la decennale esperienza di Carlo Borghini, chef del Ma di via Vela, che dopo gli studi alla Boscolo Etoile Academy del Lazio e anni di formazione in prestigiose strutture italiane, è tornato a Catania portando con sè una ventata di novità e quel tocco di personale inventiva che lo contraddistingue. «Lo streetfood – dice lo chef – nasce per essere veloce. Ma non è circoscritto al classico panino. Ci vuole inventiva e tecnica per rendere particolare una pietanza che sembra poco elaborata. È mia caratteristica, infatti, trasporre a misura di panino molti secondi piatti del ristorante del locale in cui lavoro. E così filetti di salmone su una caponatina tradizionale e misticanza oppure il tonno e la cipollata diventano il condimento di un bocconcino davvero gustoso».   Quanto è richiesto lo street food? «Molto. Il Ma, per esempio, offre tre diverse tipologie di cucine: tradizionale, giapponese e lo street. Quest’ultimo è parecchio richiesto. Sarà un fattore di moda, ma lo si apprezza anche per la sua, come dire, dinamicità: tanti sapori, spensieratezza e velocità».   Qual è l’identikit del consumatore perfetto? «Donna, over 20 e con tanta voglia di libertà. Se dovessi fare una statistica, potrei benissimo parlare di una clientela al 40% maschile contro il 60% femminile. Magari l’uomo preferisce ancora le comodità di un ristorante… ».   C’è un panino più richiesto? «Va alla grande quello con carne di manzo, cipolla caramellata con riduzione di aceto di mele e semi di senape. Ma è bello anche non limitare i clienti a sapori o modi di presentazione standardizzati. Ogni giorno, infatti, invento un nuovo ingrediente da mettere dentro ciascuna pietanza. In cucina, infatti, sono fondamentali due elementi: il gusto e la struttura. Quest’ultima deve trasmettere qualcosa, deve offrire varietà e voglia di scoperta e deve stupide. Uno chef che ha appreso i principi fondamentali del buon cucinare, proporrà di certo piatti vincenti. E poi, chi si differenzia in qualcosa è sempre ben accolto».   C’è una bevanda più adatta ad accompagnare il consumo di panini? «L’80% dei consumatori richiede la birra artigianale. Negli ultimi anni si ha la possibilità di scegliere fra un’ampia varietà di gusto e consistenza, offerta proprio dalle birre artigianali. Anche se l’appassionato del vino c’è sempre».

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