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L’alba è bellissima, ma non può gridare

Di Silvana Grasso |

La chiameremo Cassandra, ma non è il suo nome. Cassandra è una feroce pagina del Mito, lei, la nostra “Cassandra”, una feroce pagina di storia. Medesima è però la ferita della carne del cuore dell’anima, medesima pure la violenza. Nel Mito premia il vincitore la fanciulla più bella, più nobile, sì proprio lei, la vergine figlia del re. E d’un re era figlia Cassandra e una regina l’aveva a Troia partorita . Per il letto del vincitore solo un gran trofeo di guerra, fresca carne d’una vergine cerbiatta.Non è adolescente “Cassandra” nostra, non è nemmeno la figlia di un re, non l’ha nemmeno partorita una regina a Troia. Nel bel paese di Palagonia l’ha partorita una donna come tante, una madre come tante, premurosa affettuosa assillante. È della madre la cura del figlio, sia come sia. «Mi raccomando, gioia mia, niente passaggi, mi raccomando, gioia mia, non fare tardi, appena a casa un messaggino ok? così poi dormo». Non dorme la madre, non dormono mai le madri, fingono solo di dormire, e lei pure finge. Da un bel po’ ha smesso d’allattarla ora deve solo custodirla.

Però bei tempi quando la sua piccina succhiava dal suo seno come un lupetto e l’ultimo latte caldo, in fuga dalle gengive, s’accucciava nel tenerume del collo, ché ormai lei già dormiva. Che tempi quelli!

Non arriva il messaggino di “Cassandra”, forse non si sono capite madre e figlia. Il dubbio seda, ma solo un po’, l’angoscia d’una madre. Sono quasi le 4 del mattino, ma tace il cellulare. “Benedetta ragazza, eppure glielo avevo detto, un messaggino, solo un messaggino…”, pensa la madre mentre il suo cuore spara sul silenzio d’una notte tiepida e materna. Per un sabato sera in discoteca, uno dei tanti, “Cassandra” nostra veste come tutte, tacco 12, ombretto e rossetto per un “costume di scena” perfetto.

“Cassandra” spera d’incontrarlo in discoteca quella sera, tutte ci sperano d’incontrarlo, dovrà succedere prima o poi. Sarà bello bravo tatuato palestrato e con lui l’avventura d’un’altra vita, d’un’altra storia, torta di mele e dolcetti al burro la mattina, quando svegliarsi è proprio tanto dura. Quella non è la sera giusta, è il solito sabato sera quello, la solita noia, il solito nulla. Ha voglia di casa “Cassandra” nostra, ha sonno, ha fame, patine e ketchup. Che buone patatine e ketchup con quel sapore d’adolescenza più che di fritto. “Ehi tu, me lo dai un passaggio?”. Lei non conosce il tipo, non sa come si chiama, in discoteca nessuno sa il nome di nessuno. Là basta ballare, bere, sballare. Per un passaggio non si chiede il nome, sa d’antico farlo, tutti lo chiedono un passaggio senza nome. Ce l’ha il passaggio, ora è in macchina “Cassandra” col tipo senza nome, a casa farà il suo messaggino a mamma, sennò poi chi la sente quella?!

Alle 4 del mattino c’è solo l’alba in giro, è bellissima, ma non ha voce l’alba, non può gridare.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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