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Mafia: memoriale Mori e De Donno, ‘infondata l’informazione di Report, ecco perché’ (2)

Di Redazione |

(Adnkronos) – Per i legali “sembra confermare una tale interpretazione anche il rilievo che il comportamento assunto dal capitano De Donno e dall’imputato apparirebbe viziato – ponendosi nell’ottica di una trattativa vera invece che simulata – da un’evidente ed illogica contraddizione, solo se si consideri che gli stessi si recarono dal Ciancimino a “trattare” chiedendo il massimo, la resa dei capi, senza avere nulla da offrire”.

“A parte questa sentenza, anche essa passata in giudicato, i Giudici che hanno assolto il generale Mori ed il colonnello Obinu nel 2013 hanno scritto: “In tale contesto, l’eventualità (la sola che qui interessa) che il colonnello Mori e il capitano De Donno si siano attivati con lo scopo precipuo (non di ottenere utili informazioni finalizzate ad individuare ed a catturare i responsabili della strage di Capaci, ma) di evitare il ripetersi di iniziative stragiste di Cosa Nostra e quella, collaterale (negata dagli interessati ma sostenuta dal P.M.), che abbiano agito su specifica sollecitazione esterna, non potrebbero obliterare una semplice considerazione – scrivono i legali – specie in dipendenza delle modalità inevitabilmente cruente di una strage e del probabile coinvolgimento in essa di vittime innocenti, detta, eventuale, finalità non potrebbe, di per sé, rivelare un atteggiamento volto a favorire le ragioni dei mafiosi ed, anzi, dovrebbe senz’altro apprezzarsi come lodevole, a prescindere dai possibili bersagli che volesse salvaguardare”.

“Detto in altri termini, l’eventualità che il colonnello Mori ed il capitano De Donno abbiano promosso la loro iniziativa su in-put del loro comandante, generale Antonio Subranni, a sua volta sollecitato dal Ministro Calogero Mannino, preoccupato per la propria vita, non potrebbe enomare la meritevolezza della finalità di evitare le stragi, obiettivo che poteva, in quel momento storico, considerarsi prioritario, in attesa della organizzazione di adeguate contromisure che consentissero di assicurare gradualmente alla giustizia i responsabili di quella stagione di inaudite violenze”, come si legge nella sentenza del Tribunale di Palermo. “Sempre gli stessi Giudici hanno anche evidenziato come i Pubblici Ministeri abbiano proposto (nel 2010) “una lettura retrospettiva degli avvenimenti poco in sintonia con le situazioni di vent’anni addietro” e, parlando di “iniziativa lodevole” nonché di “meritevolezza della finalità di evitare le stragi, obiettivo che poteva, in quel momento storico, considerarsi prioritario.”, quei Giudici hanno scritto “una interpretazione degli avvenimenti che non tenga conto della peculiarità dei contesti temporali in cui si è operato rischia di essere fuorviante e di fare apparire, attraverso facili dietrologie ed impropri richiami moralistici, senz’altro complicità o connivenze degli sforzi di chi magari cercava in quei difficili momenti di evitare eventi sanguinosi in attesa di tempi migliori”, scrivono i legali che ricordano la sentenza del Tribunale di Palermo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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