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Oggi 29 dicembre è il giorno di Davide, peccatore ma Santo

Redazione La Sicilia

29 Dicembre 2019, 12:04

Oggi 29 dicembre è il giorno di Davide, peccatore ma Santo

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Oggi 29 dicembre la Chiesa Cattolica ricorda il re Davide, santo del giorno. E’ il pastorello che armato della propria fede atterrò il gigante Golia e quindi biblico protagonista di una storia che nel corso dei secoli è diventata un simbolo della vittoria del bene sul male. Ma fu anche un peccatore: secondo la Bibbia, ha mandato a morire l’amico Uria per sposare la moglie di lui, Betsabea. Un peccato molto grave. Eppure è venerato anche come santo dalla Chiesa Cattolica. 

La santità di Davide si fonda sulla elezione divina e sulla sua risposta di fede a questa elezione. Fu chiamato da Dio, mentre pascolava il gregge del padre, a grandi cose. Venne scelto come re d’Israele e il Signore gli promise che dalla sua discendenza sarebbe sorto il Messia.

Morto Salulo, le tribù lo andarono a cercare nei pascoli e, unanimi, lo unsero re a 31 anni. Scontò il suo peccato con una vita di penitenza. Fu anche un abile cantore, animo di poeta, suonatore di cetra. Scrisse molti Salmi, volti ad alimentare negli Ebrei l’attesa del Messia. Morì a 71 anni. E’ protettore dei poeti.

Davide fu protagonista di una bella omelia omelia pronunciata da papa Francesco nella cappella di Santa Marta il 1° febbraio 2016. Il Papa, leggendo la vita del re David, «da ragazzo a vecchio, che ha fatto tante cose buone e altre non tanto buone», in quell'omelia riflette sul fatto che «nel cammino cristiano, nel cammino che il Signore ci ha invitato a fare», «non c'è alcun Santo senza passato, neppure alcun peccatore senza futuro». Il Papa ricorda in particolare che Davide «ha saputo unire il regno, ha saputo portare avanti il popolo d'Israele. Ma aveva le sue tentazioni», aveva i suoi peccati: è stato anche un assassino.  «Per coprire la sua lussuria, il peccato di adulterio... ha comandato di uccidere. Lui!», ha detto riferendosi all'uccisione di Uria. Papa Francesco ha sottolineato in particolare la necessità di chiedere perdono.

«Davide è santo ma anche peccatore». Cade nella lussuria eppure  - considera Francesco -   Dio gli voleva «tanto bene». Tuttavia, ha osservato il Papa, «il grande, il nobile Davide» si sente così «sicuro - perché il regno era forte» - che dopo aver commesso adulterio muove tutte le leve a sua disposizione pur di sistemare la cosa, sia pure in modo menzognero, fino a ordire e ordinare l'assassinio di un uomo leale, facendolo passare per una disgrazia di guerra: «Questo è un momento nella vita di Davide che ci fa vedere un momento per il quale tutti noi possiamo andare nella nostra vita: è il passaggio dal peccato alla corruzione. Qui Davide incomincia, fa il primo passo verso la corruzione. Ha il potere, ha la forza. E per questo - ha sottolienato Francesco - la corruzione è un peccato più facile per tutti noi che abbiamo qualche potere, sia potere ecclesiastico, religioso, economico, politico... ».

Proprio «in quel momento (...) Davide è a un passo dall’entrare nella corruzione», ha continuato Francesco. Così «il santo re Davide, peccatore ma santo, diviene corrotto». Ma ecco che «il profeta Nathan, inviato da Dio», gli fa «capire che cosa brutta aveva fatto, cosa cattiva: perché un corrotto non se ne rende conto. Ci vuole una grazia speciale per cambiare il cuore di un corrotto». Così «Davide, che aveva ancora il cuore nobile», riconosce di aver peccato, «riconosce la sua colpa». E cosa dice Nathan?. Ecco le sue parole: «Il Signore perdona il tuo peccato, ma la corruzione che tu hai seminato crescerà. Tu hai ucciso un innocente per coprire un adulterio. La spada non si allontanerà mai dalla tua casa». Dunque, ha spiegato il Papa, «Dio perdona il peccato, Davide si converte ma le ferite di una corruzione difficilmente guariscono. Lo vediamo in tante parti del mondo».

Tornando a Davide, regnò su Israele per 40 anni: «Ma anche 40 anni passano», ha commentato il Papa. Prima di morire, Davide esorta il figlio Salomone a osservare la legge del Signore. Lui in vita aveva peccato molto, ma aveva imparato a chiedere perdono e la Chiesa lo chiama «il Santo re Davide. Peccatore, ma Santo!». Il re Davide, dunque, chiede perdono, accetta la strada della umiliazione, e questo gli consente di non diventare un corrotto. Ora, in punto di morte, lascia al figlio «l'eredità più bella e più grande che un uomo o una donna possa lasciare ai figli: lascia la fede».  E Davide fa memoria delle promesse di Dio, fa memoria della propria fede in queste promesse e le ricorda al figlio. Lasciare la fede in eredità.

La Chiesa oggi ricorda anche San Tommaso da Canterbury. Nacque nel 1118, fu eletto vescovo di Canterbury nel 1162, sostenne una lotta per la libertà della Chiesa Cattolica ed affrontò il carcere, l’esilio e la morte per mano di sicari mentre, vestito dei paramenti sacri, era in Chiesa,il 29 dicembre 1171.