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Palermo: morì per ascesso dentale malcurato, nove medici rischiano il processo (2)
(Adnkronos) – Passano altri due giorni, e il 28 marzo, Massimiliano Pace, le cui condizioni di salute sono ulteriormente peggiorate, torna in ospedale a causa del persistere della febbre alta. I medici lo dirottano verso l’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani per ulteriori esami, dove arriva con difficoltà respiratorie, sempre più debole, e febbre altissima. Ha anche un edema. Qui, i medici si accorgono che le piastrine sono bassissime. Altro emocromo. Che conferma un serio problema piastrinico. La febbre intanto sale a 40 e mezzo. Quindi, il ricovero al Civico di Palermo, in Rianimazione. Di notte viene sottoposto a un intervento chirurgico e il 3 aprile altro intervento. Il 10 aprile, dopo altri giorni trascorsi soffrendo e con la febbre alta, Massimiliano muore. Nel linguaggio crudo medico il consulente marsalese è morto per “Fascite necrotizzante odontogena con mediastinite. Shock settico. Mofs”.
Il pm Giulia Beux, che ha aperto una inchiesta, non ha dubbi. I medici che per primi hanno preso in cura Pace avrebbero “sottostimato i dati clinici evidenziati anche attraverso un’ecografia del collo e, pur formulando una diagnosi di “ascesso al collo”, omettevano di disporre il ricovero ospedaliero di Pace che veniva invece dimesso”. Ecco i loro nomi: Salvatore Pedone, Stefania Maltese, Vincenzo Maniscalco, Rosanna Di Legami, Eugenio Serraino, Carlo Gianformaggio, Vincenzo Patera, Alessio Di Felice e Manuela Calò.
In particolare, la pm,parlando dei medici Maniscalco e Pedone dell’ospedale di Marsala, scrive nella richiesta di rinvio a giudizio: “in occasione del terzo accesso in ospedale, in data 28.3.2017, sottostimavano ancora una volta i preoccupanti sintomi manifestati dal paziente (febbre, elevata frequenza cardiaca, presenza di disturbi della deglutizione), gli ormai allarmanti dati clinici evidenziati anche attraverso gli esami ematochimici (drammatica piastrinopenia e linfocitopenia) e la persistente mancata responsività alla terapia antibiotica, e disponevano il suo trasferimento presso il P.O. “S. Antonio Abate” di Trapani, omettendo di formulare la diagnosi di Sindrome da risposta infiammatoria immimitaria (SIRS) e di sepsi conclamata, di procedere ad un doveroso e urgente approfondimento diagnostico mediante tomografia assiale computerizzata collo-torace (che avrebbe a quel punto evidenziato, con probabilità prossima alla certezza, la necessità di trattamento mediante drenaggio chirurgico dell’ascesso al collo), nonché di somministrargli un trattamento antibiotico congruo per tipologia di farmaco, posologia e via di somministrazione”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA