Regione, il presidente Rosario Crocetta
Regione, il presidente Rosario Crocetta rilancia: “Così farò il Nazareno siciliano”
“I siciliani mi hanno scelto, solo i siciliani possono mandarmi via».
Presidente Rosario Crocetta, dica la verità: non ha chiuso occhio stanotte…
«In effetti ho dormito davvero poco, quasi niente». L’affossamento della riforma delle Province all’Ars è stato un duro colpo. «Ma no, io non mi riferivo a questo. Sì, stanotte ho fatto tardi. Sono stato fino a tarda ora con i capigruppo e con altri della maggioranza. Ma la tensione era dovuta ad altro». A che cosa? «Il mio pensiero era all’incontro di oggi (ieri per chi legge, ndr) con i testimoni di giustizia. Persone che conosco, a cui voglio bene. Cittadini esemplari, eroi costretti rinunciare al nome e al volto. Ero emozionato al pensiero di dover fare la conferenza stampa per l’assunzione di 13 di loro alla Regione. E infatti non sono riuscito a trattenere le lacrime. La foto assieme a loro è storica, una pagina di storia della Sicilia migliore. Siamo la prima regione d’Europa che equipara il concetto di testimoni di mafia a quello di vittime, è una lezione di civiltà. Questo è un giorno di pace, me lo immaginavo come una grande festa… ».
E invece la festa l’hanno fatta a lei… Ddl silurato, maggioranza in frantumi. «Allora, voglio dire che il voto è stato un grave errore, così come il modo con cui è stata gestita la vicenda all’Ars. Alla fine si sono trovati alleati due fronti opposti: chi vorrebbe far sopravvivere le Province e chi le Province non le vuole vedere manco nella cartina geografica».
Ma alla fine hanno vinto entrambi. «Se qualcuno pensa che le Province resusciteranno si sbaglia di grosso: in Sicilia sono state abolite: già da due anni, con l’azzeramento delle indennità, risparmiamo 10 milioni di euro l’anno. Qualcuno ha provato a mischiare questo tema con la riduzione dei costi della politica nei comuni, perché non gli andavano giù i tagli, ben più pesanti di quelli nazionali, che la Sicilia stava per approvare sui compensi dei sindaci e sui gettoni dei consiglieri, con altri 50 milioni di risparmio».
La vendetta della “castina”. Ma anche un siluro del Pd e di altri alleati, un segnale clamoroso di dissenso contro il presidente Crocetta. C’è anche questo? «Certo che c’è! Ma perché Renzi non ce l’ha il dissenso sull’Italicum? Anch’io posso avere dissenso, che si supera con un confronto istituzionale ampio. Ho avuto un pieno mandato: comincio a lavorare a un patto per le riforme».
Cos’è un Nazareno in salsa sicula? «Magari… Non so se gli interlocutori sono all’altezza, ma l’idea mi piace. Ci provo. Parlando con tutta l’opposizione, nessuno escluso. E non soltanto sulle Province: nemmeno a me questa legge convinceva fino in fondo. Sono più vicino all’idea dei 5 stelle: enti con meno gestione e più programmazione. Ne dobbiamo parlare tutti assieme. Non solo di questo: quando parlo di patto per le riforme istituzionali mi riferisco anche alla Finanziaria, allo “Sblocca-Sicilia” per slegare lo sviluppo dai ritardi della cattiva burocrazia. E – perché no? – anche alla formazione, alle attività produttive, alla sanità».
Progetto ambizioso. Intanto si accontenti del via libera alla leggina che proroga i commissari delle ex Province… «Un atto disgustoso, ma necessario per evitare il caos sociale. Ora si va avanti e proviamo a scrivere la riforma assieme».ùù
Ma c’è chi prevede un respiro piuttosto corto per il suo governo. Si evoca l’immagine del pugile suonato, quella del Titanic. C’è chi non vede l’ora di staccarle la spina… È davvero convinto di arrivare a fine legislatura? «Se parliamo di pugilato io sono come Cassius Clay: prendo botte, anche sotto la cintura, ma so incassare benissimo e alla fine vinco. Con me il centrosinistra in Sicilia ha vinto in tutte le elezioni, sono convinto di vincere anche se si dovesse votare domani. Ma poi come si deve andare al voto? Io non mi dimetto. Non ho interessi occulti da difendere, non ho scheletri nell’armadio. L’unico reato me lo possono contestare i miei collaboratori: il mobbing! Perché li costringo a lavorare 15-20 ore al giorno, come faccio io. E poi non esiste la sfiducia al presidente della Regione: dovrebbero esserci dimissioni di massa all’Ars e poi dovrebbero convincere tutti i primi dei non eletti a non subentrare… Mi sembra una follia! ».
Eppure il centrodestra si riorganizza. E anche nel Pd e dintorni si fanno i nomi del dopo Crocetta: Chinnici, Bianco, Orlando. E naturalmente Faraone… «Sì, li sento quei nomi. Ne sento anche altri. Così come sento un sottosegretario che, oltre a lamentarsi delle mie troppe denunce, parla di commissariare la Sicilia. Solo accennarne meriterebbe una protesta diplomatica a Roma per attentato allo Statuto».
Ma, se il riferimento è a Faraone, sta parlando dell’uomo di Renzi in Sicilia… «Sì, me l’hanno già fatta ‘sta domanda. Mi hanno chiesto se temo uno potente come lui. Per me è uno che ha perso le elezioni amministrative a Palermo. E poi lui in giunta ha due assessori: la Contrafatto e Baccei all’Economia, quindi se qualcosa a Roma non funziona col bilancio il primo a risponderne è lui. E poi possibile che il governo Crocetta non piaccia mai? Il primo no, il secondo no, il terzo con gli assessori scelti da tutti nemmeno… Ma la gente è con me. Anche chi protesta poi capisce che sono sulla strada giusta. L’altro giorno ho incontrato una delegazione di forestali: erano agitatissimi. Ho spiegato loro quello che stavo facendo, le mie riforme contro la povertà e la burocrazia, e alla fine mi hanno chiesto di fare un selfie per metterlo su facebook. I siciliani sono con me: se mi ricandido vinco di nuovo. Anche perché hanno capito che mi tengo lontano dalle tentazioni… ».
Quali tentazioni? «Mi tengo lontano dalle congiure di palazzo, dai festini e dalle cene dei potenti di Palermo, una città che può essere pericolosa se non ci stai attento. Io vivo in due stanze, con cucina e soggiorno, in austerità. Ma quando passeggio in viale Libertà la gente mi dà coraggio: “Presidente, vai avanti! “, mi dicono. E io così farò. Non gliela do la soddisfazione di dimettermi. Non mi fermano».
Nemmeno con il bazooka ha detto lei… «Manco con la bomba atomica. I siciliani mi hanno scelto, solo i siciliani possono mandarmi via». twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA