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Regione, ultimatum Pd sui nuovi assessori

Regione, ultimatum Pd sui nuovi assessori L’ira di Crocetta: mediazioni mi fanno schifo

Continua il braccio di ferro tra i democratici e il governatore

Di Redazione |

PALERMO – Continua il braccio di ferro tra il segretario regionale del Pd, Fausto Raciti e il president della Regione, Rosario Crocetta dopo il tempestoso vertice di ieri sera. I dem proporranno al governatore i nomi di nuovi assessori affiché si rpoceda a un rimpasto della giunta, ma Crocetta alza le barricate e afferma che «non si può parlare di rimpasto ogni tre mesi». Raciti ha detto che il Pd regionale «ha deciso, alla luce di una comune preoccupazione per il futuro della Sicilia, di dare seguito al mandato della scorsa direzione regionale proponendo nelle prossime ore al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini e al presidente della Regione la squadra del Partito Democratico». «Si tratta – ha aggiunto – di un impegno unitario che coinvolge tutto il Pd a livello politico e istituzionale, così come unitarie saranno le rappresentanze a tutti i livelli di nostra competenza. C’è un partito determinato a segnare una fase nuova. Vogliamo inoltre discutere le nostre proposte e le nostre preoccupazioni anche con le altre forze della coalizione, raccogliendo le richieste degli alleati di questi giorni. È mia intenzione convocare a breve termine un tavolo di coalizione».   Ma Crocetta non si sta: «La linea del governo – ha detto il presidente della Regione – è netta ed è quella di imporre un cambiamento epocale alla Sicilia. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno schifo, non mi interessano e deteriorano i rapporti persino con chi me le propone. Con me ci si confronta sui grandi processi di riforme. I partiti che sostengono il governo hanno il diritto di proporre gli assessori, il presidente ha il diritto di sceglierli».   «Solo che questo diritto – ha proseguito – non può essere trimestrale, i processi di governo necessitano di tempi medi e lunghi. Una Sicilia devastata dalla pratica decennale del malgoverno, del malaffare, sottogoverno, della recessione economica, dell’immobilismo burocratico, delle contraddizioni legislative inaudite, di spese arbitrarie, necessita una linea che non può inseguire i consensi ma punta alle trasformazioni che eliminano parassitismi e sacche privilegio. Ciò provoca dissensi parziali, abbastanza diffusi negli apparati, ma produce il consenso che, nell’attuale fase storica, vuol dire rigore, mettere a posto i conti, responsabilizzare la macchina burocratica, riformare il sistema e avviare un profondo processo di crescita economica, morale, civile. Questa per me si chiama rivoluzione, chi non lo condivide lo dica». «Ci si confronti, si discuta ma vengo da un partito che per prassi consolidata, prima di assumere decisioni da comunicare all’interno, non diceva all’esterno una sola sillaba – ha detto ancora Crocetta – Mi trovo invece da giorni a dare risposte agli organi di stampa su domande che io sconosco. Sono uno dei pochi dirigenti nazionali del mio partito in Sicilia, non vengo neppure formalmente invitato a una riunione alla quale per statuto posso partecipare di diritto, anche se non convocato. Dovrei decidere io se andare e invece non vengo invitato, in violazione totale dello statuto. Nessuno può dire che le scelte politiche generali del governo non siano concordate con la coalizione, le cose non concordate sono le soprintendenze, i manager, i direttori amministrativi e sanitari, gli incarichi di gabinetto, i direttori generali etc. Con tale visione mi sono presentato agli elettori e tale visione ho proposto ai partiti».

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