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S. Agata, non solo a Catania. I paesi a lei dedicati, il suo nome in tutte le lingue e le feste che la celebrano in Italia.

Di Carmen Greco |

Sapevate che in provincia di Vercelli c’è un paese che si chiama Santhià (la traduzione di S. Agata), che sul lago di Como si porta S. Agata in processione, che a Genova esiste una storica fiera di S. Agata, molto simile a quella di Catania, che a Cremona è custodita una “Tavola di Sant’Agata”?Non è solo Catania la patria di Agata. Il fatto di essere una delle prime martiri cristiane, ha fatto sì che la devozione nei suoi confronti si diffondesse in tutt’Italia, con tanto di festa e processione. Vi raccontiamo quelle meno conosciute.

Santhià (Vercelli) un paese che si chiama come la santa

Dal nome di Sant’Agata è derivato il nome stesso della città Santhià.

La Collegiata di Sant’Agata a Santhià (Vercelli)

Ma come è giunta fino al cuore del Piemonte la devozione per una tra le più tradizionali sante siciliane?La diffusione del culto della martire catanese si fa risalire probabilmente a un’iniziativa della regina longobarda Teodolinda, che tra il VI e il VII secolo, allo scopo di formare una classe dirigente favorevole al cattolicesimo, decise di titolare molte chiese del regno a santi e martiri cristiani, tra cui Agata, diffondendone così il culto in territori anche molto lontani da quelli di origine.Ogni anno, il giorno della festa patronale (5 febbraio), nella chiesa parrocchiale di Santhià viene celebrata la storica processione con offerta dei ceri, attestata già a partire dal Trecento. Alla processione partecipano i sacerdoti canonici di S. Agata, l’Arcivescovo di Vercelli e numerose associazioni religiose, culturali, artistiche, ricreative e socio assistenziali della città. In prossimità della festa si tiene inoltre l’annuale Fiera di Sant’Agata, durante la quale tante e coloratissime bancarelle riempiono il centro storico della città.

Cremona, la “Tavola dell’Angelo”

I cristiani che avevano assistito al martirio e alla morte di Agata raccolsero con devozione il suo corpo e lo cosparsero di aromi e di oli profumati, come era in uso a quell’epoca. Poi con grande venerazione lo deposero in un sarcofago di pietra, oggetto di culto a Catania. Le fonti narrano che, quando il sepolcro ormai stava per essere chiuso, si avvicinò un fanciullo, vestito di seta bianca e seguito da altri cento giovanetti. Presso il capo della vergine depose una tavoletta di marmo con l’iscrizione latina “ M. S. S. H. D. E. P. L. ”, che in italiano significa “ Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria ”. Questa iscrizione, detta anche “ elogio dell’angelo ”, è la sintesi delle caratteristiche della santa catanese ed è anche una solenne promessa di protezione alla città.La tradizione però vuole che la Tavola di Sant’Agata non si trovi a Catania, bensì a Cremona. Sorvolando le circostanze che hanno consentito la traslazione della Tavola al settentrione, la chiesa di Cremona dedicata a Sant’Agata conserva una “Sacra Tavola”. Si tratta di una tavola lignea dipinta su entrambe le facce, in una delle quali sono rappresentate nove scene relative ad episodi della vita e del martirio della Santa: la tentazione, il processo di fronte a Quinziano, la flagellazione, l’estirpazione del seno, la visita di San Pietro in carcere, la condanna al fuoco, il terremoto, il miracolo della tavoletta e la fine di Quinziano. L’opera pittorica, di cui resta ignoto l’autore, è databile sul finire del XIII sec. La Tavola è considerata sacra poiché i devoti d’ogni tempo credono che le due facciate lignee costituiscano una teca che, al suo interno, racchiuderebbe la tavola marmorea di Sant’Agata. La “tavola dell’angelo”, protetta da un elegante cancelletto settecentesco, in tanti secoli non è mai stata aperta e, come una conchiglia, continua a nascondere la sua preziosa perla. Nel 1575 san Carlo Borromeo, giunto a Cremona col preciso intento di accertarsi del contenuto del reliquiario sigillato, non osò aprirlo. Davanti a tanta meraviglia si inginocchiò in profonda venerazione.

Genova, sulle rive del Bisagno il ponte dei pellegrini

C’è un filo sottile che lega Catania a Genova nel culto di S. Agata. Nel quartiere di San Fruttuoso di Terralba, vicino al Bisagno, il torrente che sconvolge la città superurbanizzata con le sue devastanti esondazioni, ci sono un convento e una chiesa dedicati alla Patrona catanese. E la prima domenica di febbraio, le strade dello stesso quartiere vengono animate da un’enorme Fiera di S. Agata con centinaia di bancarelle di ogni genere, dalla gastronomia all’ortocultura.

Fiera di S. Agata, Genova, quartiere San Fruttuoso

Il mercato, frequentatissimo dai genovesi, nasce da una tradizione antica. La zona, infatti, era quella degli orti. Quando il Bisagno esondava, i terreni di questa parte della città appena fuori le mura, diventavano molto fertili. E infatti, originariamente la fiera era specializzata nella vendita di bestiame, sementi e strumenti di lavoro. Serviva a “rifornire” i «besagnin» (così chiamano gli ortolani e, per estensione, i fruttivendoli, i vecchi genovesi) per il lavoro dei campi ed era un appuntamento chiave per il commercio genovese. Oggi, dello storico mercato per agricoltori è rimasto poco, ma a due passi dal ponte di S. Agata c’è ancora chi vende sementi, “limonine” (la varietà di limone ligure) e barbatelle di vitigni. In sostanza la Fiera coincideva con le antiche usanze precristiane di avvicinamento alla primavera. Per cui l’intitolazione a S. Agata, ricorrenza che arriva subito dopo i “giorni della merla”, è quasi naturale.Nello stesso quartiere di San Fruttuoso c’è il convento di S. Agata con la Congregazione delle suore maestre pie di Sant’Agata (che oggi gestiscono una scuola. La chiesa ed il convento di S. Agata sono citati in atti notarili fin dal 1191, anche se oggi hanno una veste secentesca, dopo una serie di ricostruzioni dovute a guerre e alluvioni. All’ingresso del cortile c’è uno stretto archivolto sormontato da un affresco raffigurante Sant’Agata tra due santi (pare siano San Fruttuoso di Tarragona e Sant’Antonio) che si affaccia sull’antico tracciato della via medievale a due passi dall’antico ponte di S. Agata (oggi ci sono solo i resti) il quale attraversava il Bisagno scavalcandolo con 28 arcate.Vicino la chiesa c’era un cambio di cavalli e lì sono stati trovati i primi resti del monastero abitato prima da padri di clausura, poi da suore di clausura e, nel 1700, espropriato sotto Napoleone.L’immobile venne acquistato dai fratelli Pedemonte, genovesi, nel 1827 che lo rivendettero alle Maestre Pie della Divina Provvidenza, divenute poi di S. Agata, che tutt’ora lo abitano.All’interno della chiesa, in una nicchia dorata sull’altare maggiore, c’è una statua in marmo a figura intera di S. Agata

La statua di S. Agata nella chiesa del convento a Lei dedicato a Genova opera di Filippo Parodi

(un’immagine inusuale per i catanesi che conoscono solo il busto reliquiario della Patrona), opera del genovese Filippo Parodi, eseguita fra il 1680 ed il 1690. Di S. Agata, le suore custodiscono anche un frammento del velo.

Tremenico la festa in Valvarrone (frazione di Lecco)

In una piccola frazione di Lecco, Tremenico, si celebra ogni anno la festa di S. Agata. La chiesa di Sant’ Agata che lì esiste ha origini lontane, che portano all’anno Mille, come testimonia il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, un importante codice in pergamena, conservato nella Biblioteca del Capitolo del Duomo di Milano.

S. Agata in processione a Tremenico 

La storia della chiesa di S. Agata è ricca di interventi di ampliamento e restauro, voluti dai Tremenicesi, molto devoti alla santa, in particolare gli abitanti emigrati per lavoro (per esempio l’ altare proviene da Venezia), opere che vanno dalla fondazione ante fine sec. XVI alla fine lavori alla fine sec. XIX. La festa patronale di Sant’ Agata si celebra con una tradizionale processione il 5 febbraio, cui partecipano le autorità civili e religiose e la popolazione della Valvarrone, che culmina con il momento solenne nella chiesa a Tremenico.

Tezze di Arzignano, liberata dagli ungheresi per grazia di S. Agata  

Anche a Tezze Arzignano (frazione del comune di Arzignano, in provincia di Vicenza), si festeggia la secolare ricorrenza legata alla santa catanese in un percorso di fede, storia, tradizione e folclore. Domenica 5 febbraio il momento culminante della festa patronale con la grande processione votiva dalla rocca fino alla Chiesa Votiva di Sant’Agata insieme ad un corteo di personaggi con costumi del 1400. Infatti la manifestazione ricorda il grande evento in ricordo del voto fatto dagli arzignanesi nel 1413, quando la rocca fu protagonista

La rievocazione dell’assedio a Tezze di fronte alla Chiesa di S. Agata

di un assalto da parte dell’esercito degli “Ungheri”. Durante l’assedio ungherese la popolazione locale chiese con molta devozione la grazia a Sant’Agata di essere liberata dagli invasori. Dopo averla ricevuta, il popolo riconoscente dedicò alla santa una cappella in frazione di Tezze, stabilendo che ogni anno il 5 febbraio, giorno della ricorrenza della morte della santa e coincidente con la liberazione del castello, ci fosse una processione votiva, recando un obolo di 4 libbre di cera e 4 ducati d’argento inserendo dal 1490 il voto nello statuto comunale.

Ossuccio, la Santa portata in spalla dai 18enni del paese 

Il giorno di Sant’Agata si festeggia pure ad Ossuccio, frazione di Tremezzina, un comune sul lago di Como. Infatti le vie dell’antico borgo, dove è situata la piccola chiesa di S. Agata, si riempiono di colorati archi di fiori realizzati in carta crespa, con molta cura e passione dagli abitanti del paese coordinati dalla pro Loco di Ossuccio.

Le celebrazione per la festa di S. Agata ad Ossuccio frazione di Tremezzina

Sotto questi archi passerà al ritmo della banda la storica processione che avrà inizio nella piazzetta della Chiesa e sarà capitanata dai giovani diciottenni i quali tocca il compito di portare in spalla la statua della Santa, per tutte le vie del borgo fino a ritornare al punto di partenza. La tradizione prevede un rinfresco al termine della processione e il tradizionale incanto dei canestri.

Il nome Agata in diverse lingue europee

Agace, Agácia: latino medievale e spagnolo; Agathí: greco moderno; Agatha, Agathy, Ag, Aggi, Aggie, Aggy (diminutivi): Agathe: inglese; Agathine: francese; Agatha, Agathe: tedesco; Aguéda: portoghese e spagnolo; Agaša o Agasha, Agaphia o Agafia, Gasha o Gashka (diminutivi): russo; Agatka, Aga, Atka (diminutivi): polacco; Aghota, Agota, Agi (diminutivo): ungherese.

I Comuni italiani con Sant’Agata nel nome

Sant’Agata Bolognese (Bo) Emilia-Romagna; Sant’Agata De’ Goti (Bn) Campania ; Sant’Agata del Bianco (Rc) Calabria; Sant’Agata di Esaro (Cs) Calabria; Sant’Agata di Militello (Me) Sicilia; Sant’Agata di Puglia (Fg) Puglia; Sant’Agata Feltria (Rn) Emilia-Romagna; Sant’Agata Fossili (Al) Piemonte; Sant’Agata Li Battiati (Ct) Sicilia; Sant’Agata sul Santerno (Ra) Emilia-Romagna; Tovo di Sant’Agata (So).

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