Stent scaduti al Cannizzaro di Catania atti al Gip e medico sospeso per 4 mesi

Di Giuseppe Bonaccorsi / 12 Aprile 2015

CATANIA – Al termine di una indagine durata oltre un anno e mezzo e scaturita, verosimilmente, dopo la presentazione di un esposto nell’estate 2013 del commissario regionale al Cannizzaro, Paolo Cantaro, il sostituto procuratore ha trasmesso all’ufficio del Gip il fascicolo di conclusione indagini sugli stent scaduti, per l’adozione dei provvedimenti del caso. Sarà adesso l’ufficio del giudice delle indagini preliminari a decidere se accogliere quanto appurato dalla Procura. Quel che comunque appare ormai chiaro è che la vicenda degli stent scaduti inseriti tra il 2011 e il 2013, secondo quanto confermato dalla direzione sanitaria dell’azienda, nelle arterie di alcuni pazienti (si parla di almeno sei), volge verso il suo epilogo.
 
L’inchiesta sarebbe incentrata anche sulle presunte anomalie nell’acquisto eccessivo di materiale sanitario a Cardiologia. Comunque era apparso logico sin dall’inizio che questa storia non poteva passare sottogamba. Troppi gli episodi accaduti alla Cardiologia del Cannizzaro: le ripetute lettere anonime che evidenziavano presunte gravi violazioni del codice etico, e poi gli esposti ufficiali della direzione, sino ad arrivare al sequestro delle cartelle cliniche di quei sei pazienti ai quali sarebbero stati installati diversi stent scaduti, contenenti farmaco ormai forse ininfluente anche se le protesi sarebbero ugualmente idonee. Il medicinale, però, servirebbe a ritardare le eventuali formazioni di trombi che potrebbero richiudere l’arteria.
 
Inoltre in questa vicenda ci sono anche le carte in possesso del Codacons, che nel 2014 presentò un altro esposto in Procura, dove sarebbero riportate le dichiarazioni di sanitari che operano a Cardiologia, che avrebbero parlato di «riserva speciale», dicitura con la quale venivano indicate le protesi ormai scadute che venivano collocate in una stanza apposita proprio per separarle da quelle ancora non scadute. Una ammissione che certifica che qualcuno sapeva e utilizzava nel reparto quelle protesi ormai non a norma.
 
E oltre al caso degli stent scaduti inseriti nelle arterie di pazienti ignari, c’è da evidenziare quanto sostenuto dalla direzione del Cannizzaro in merito all’eccessivo acquisto di materiale a Cardiologia, «acquisti in misura non coerente – è riportato in una nota della direzione – con i volumi di attività. Una disecotomia, che oltre al rischio di scaduto, nel caso della Cardiologia può configurare un profilo di danno erariale». Tra l’altro diverse volte le forniture di protesi sarebbero state disposte senza passare dalla farmacia che ha il compito di monitorare gli acquisti. In questo scenario, alimentato anche dalla guerra scoppiata tra alcuni medici del settore per la conduzione del reparto, si sarebbero verificati anche presunti casi di interventi chirurgici che alcuni sanitari non avrebbero ritenuto assolutamente necessari.
 
In questo contesto, ma in un filone che corre parallelo al caso degli stent, giunge ad epilogo la voce sulla sospensione di un medico di Cardiologia, per violazione delle disposizioni sanitarie. Il medico avrebbe trattato il caso di un paziente giunto grave al Cannizzaro, che però, secondo le disposizioni sanitarie non avrebbe potuto essere operato al Cannizzaro perché l’azienda non dispone di una Cardiochirurgia. Sembra che per il paziente era stato inizialmente ottenuto un ricovero urgente al Ferrarotto, ma successivamente sarebbe stato operato al Cannizzaro, attraverso l’inserimento di diversi stent. Il paziente, però, sarebbe morto da lì a poco. Dopo la denuncia dei familiari la commmissione disciplinare dell’azienda ha aperto un fascicolo per violazione delle norme sanitarie e una decina di giorni fa ha disposto per il medico 4 mesi di sospensione, esecutivi dopo il via libera della direzione generale.
 
La prossima settimana il caso sarà affrontato dalla commissione disposta dall’Ordine dei medici che dovrà decidere se confermare o respingere le misure applicate.

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